E così Enzo Ghinazzi racconta a Jonathan Giustini tutta la sua vita in una sorta di catarsi purificatrice che lo porta a ripercorrere, tra aneddoti e riflessioni, le tappe fondamentali di un uomo-artista sullo sfondo del panorama musicale italiano degli ultimi trent’anni.
La prima pagella, “l’incontro” con la prima chitarra, il matrimonio e la voglia di successo a volte unita ad una grande timidezza e poi il successo che lo travolge come un vortice portandolo ad andare oltre, là dove la sua incontenibile voglia di libertà lo spingeva, il declino e la forza di ricominciare.
E poi i suoi problemi con il gioco d’azzardo, vera e propria piaga nella vita di un uomo-bambino che troppo spesso vuole stupire vincendo le sfide e che lo porta a distruggere gran parte di quello che ha costruito.
Come in un diario, in uno stille che scorre semplice come le canzoni di Enzo, si svelano intrecci, pecche e meriti dell’Iglesias di Ponticino (come lo definiva la stampa di quegli anni), senza però lasciare niente al “gossip” (neanche le sue “love story” con varie modelle dell’est!).
Come in un teorema, alla fine del libro si giunge naturalmente ad avvalorare l’ipotesi che, tra le righe, si cela nella frase di apertura (tratta da “Tu vivi ancora”): “Questa faccia da santo quante volte l’ho odiata perché troppo in contrasto con la mia vera vita”. In allegato un CD con quattro tra i suoi brani più famosi: “Rouge et noir”, “Firenze Santa Maria Novella”, Vita da artista”, “Tu non hai capito niente”.