Un paio di mesi fa, girellando in libreria, mi è capitato fra le mani questo libro; che, per fortuna, non era cellofanato. Così, sbirciando e sfogliando, ho notato che come incipit della prefazione l’autore aveva scelto la breve frase che intitola una canzone di Paul McCartney, e nemmeno delle più note: “Silly love songs”. Il che mi ha incuriosito; così - favorito dalla tolleranza dei commessi - ho cominciato a leggiucchiare qua e là. E - caspita! - mi sono reso conto che questo Berselli, che non conoscevo (e non conosco) come editorialista politico, è uno che, quando scrive di musica leggera, si capisce che ne capisce, eccome. E ne scrive bene, e con passione. Sicché, alla fine, ho pagato, mi sono portato a casa il libro e me lo sono letto in una sera. Trovandomi spesso in accordo con le considerazioni di Berselli (particolarmente nei capitoli sul Battisti con e senza Mogol, e in quello su Max Pezzali), a volte parzialmente in disaccordo (nel capitolo su Mina e Adriano Celentano), a volte semplicemente interessato e incuriosito per mancanza di esperienza diretta (“Shel e gli altri”: quando Shapiro e i Rokes facevano tendenza, ero ancora abbastanza giovane per non portare i capelli lunghi. Adesso che sarei abbastanza vecchio, non ho più abbastanza capelli da far crescere).
Forse il capitolo che ho meno apprezzato è quello intitolato “Re Vasco e il divo Claudio”: a mio avviso troppo generoso con il primo e forse troppo severo con il secondo. Ma la scrittura è sempre brillante, a volte spruzzata di umorismo, i pareri sono sempre stimolanti, le citazioni (numerose) di versi di canzoni sono sempre puntuali e - cosa non da poco, credete - precise.
Dunque, questo libro di Edmondo Berselli è un bel libro? Certamente sì. Merita la spesa? Sicuramente sì. Vi consiglio di leggerlo? Di tutto cuore: ma solo se siete convinti di saper accettare, benché provenga da un non-specialista, qualche critica anche feroce a canzoni e interpreti che vi è capitato di amare sperticatamente.
Oh, attenzione: ci vuole anche un po’ di pazienza per leggersi tutte le note al testo (che sono succose ma che, abbastanza scomodamente, anziché essere a piè di pagina sono raccolte alla fine di ogni capitolo) e bisogna essere disposti a fare un po’ di fatica per afferrare appieno qualche passaggio un po’ ostico. Ma ne vale la pena, fidatevi.