Fausto Pirito - IN VIAGGIO CON I NOMADI - SETTE ANNI "ON THE ROAD" - la recensione

Recensione del 15 mar 2000

«Una volta, a Gerusalemme, m’ero attardato per strada e avevo perso gli altri del gruppo (i Nomadi), quando incontro un militare che mi dice, convinto dal mio aspetto: “I think you are terrorist”. Hai voglia a spiegargli, a far finta di non capire, era convinto che fossi un terrorista palestinese. Mi ha mostrato una serie di foto segnaletiche e ha puntato il dito su una in particolare. L’ho fissata, poi ho alzato lo sguardo verso di lui e gli ho detto: “Hai ragione, sono io, neanche la mi’ mamma capirebbe la differenza”». Questo aneddoto, raccontato con gusto dall’autore di questo libro agli amici, in realtà è lo spunto per dire che Fausto Pirito, a modo suo, è veramente un terrorista. Da anni continua a seguire la musica in un modo quantomeno originale, che lo porta ad incrociare inevitabilmente musicisti e amicizie, canzoni e solidarietà; è – come dice Ferretti dei CSI – uno “che fa accadere le cose”. Da anni ogni volta che Fausto Pirito si occupa di un progetto, puoi star sicuro che quasi sempre c'è dietro una buona causa. Il tributo ad Augusto, gli incontri tra il Dalai Lama e i musicisti, i mille viaggi con i Nomadi, il Chiapas con Jovanotti, sono tutte cose che l’hanno visto tra i protagonisti, di più, tra coloro che in qualche modo hanno fatto succedere queste cose. e’ un modo di frequentare la musica e il suo mondo che privilegia le persone e i sentimenti piuttosto che gli ‘status’, e in questo mondo – in special modo in quello dei suoi ‘fratelli’ Nomadi, con cui Pirito si frequenta ormai da tempo in nome del grande affetto provato per Augusto – Pirito ha tratto le storie che popolano questo libro, e che sono storie semplici ed eccezionali. Semplici perché raccontate proprio come se fossero vita quotidiana, eccezionali perché hanno portato i Nomadi e Fausto a contatto con i Lakota, con leader di stato (Arafat), leader spirituali (il Dalai Lama) e con tantissima gente, a cominciare dallo sterminato popolo che segue e continua a seguire la musica dei Nomadi. E’ per loro, ma non soltanto per loro, che Pirito ha scritto questo ‘dietro le quinte’, con lo stile di un ‘vecchio’ cronista e un po’ di protagonismo...scherzando, alla conferenza stampa di presentazione, si è detto che doveva essere un libro sui Nomadi scritto da Pirito ed è quasi diventato un libro su Pirito scritto dai Nomadi! Battute a parte, è un libro da leggere, proprio per il suo raccontare storie e persone così lontane dal music business di stampo industriale: qui c’è la parte bella del mestiere, fatta di curiosità e di tanti viaggi e incontri.


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