Non si può non parlare bene dei Verdena, e Rockol – che lo fa da circa un anno – non può che continuare a parlarne bene: i Verdena sono il migliore gruppo rock italiano in circolazione, sono esplosi lo scorso anno con la forza di un uragano, sono capaci di comunicare come pochi con la loro musica e – ciò che più conta – lo fanno direttamente con il pubblico, venendo loro abbastanza naturale avere poco a dire – in veste convenzionale – alla stampa. L’album “Verdena” è stato un debutto sorprendente, così come sorprendente era stato l’EP che ne aveva preceduto l’uscita, “Valvonauta”. Rock essenziale e psichedelico capace però di valorizzare tanto l’impasto armonico che un innato gusto per le melodie che il gruppo ha dimostrato sin da subito di avere. Altrettanto sorprendente è questo secondo EP, che esce a pochi mesi di distanza dalla pubblicazione di quell’album, e, alla faccia della crisi d’abbondanza, vede i Verdena regalare al proprio pubblico – oltre al nuovo singolo “Viba”, già contenuto su “Verdena” - altri due inediti di altissimo livello e una cover eseguita spesso nei concerti del 1999, vale a dire “Sunshine of your love” dei Cream. Su “Viba” c’è poco da dire, è un pezzo già conosciuto dai fans del gruppo e attualmente gode anche di un certo riscontro grazie al video appena confezionato. E’ in un certo senso un brano che conferma l’ottima vena già messa in mostra dal gruppo, forse ancora più potente di quanto promosso in precedenza. Il discorso cambia radicalmente con “Stenuo”, il secondo brano dell’EP, un pezzo inedito che offre alcune novità, a cominciare dalla splendida coda strumentale e psichedelica che sembra – e probabilmente è – frutto di un’improvvisazione in studio. Non è cosa nuova per chiunque abbia assistito ai concerti dei Verdena, in special modo a quelli tenuti nella seconda metà del 1999: già lì il gruppo aveva messo in mostra tutta la propria voglia di evadere dalla durata standard della canzone così come concepita sul disco, arrivando ad arricchire diversi pezzi di una coda o di un break strumentale, dai toni spesso psichedelici. “Stenuo” esemplifica in modo perfetto questa tendenza, che sembra quasi voler privilegiare il suono e l’emozione prima ancora del senso: non si spiegherebbero altrimenti frasi contenute nel testo come «se stenui in più non sei più anoide, mestile», che lette così fanno quasi impressione, mentre quando sono inserite nel contesto della canzone appaiono quasi necessarie. Ottimo il lavoro fatto sulla cover di “Sunshine of your love”, un vero salto indietro alla fine degli anni ’60, anche in quanto a fedeltà sonora (soprattutto la batteria di Luca, da sempre ispirata a quella di Bonzo dei Led Zeppelin, sembra davvero a suo agio). L’ultimo inedito si intitola “Cretina” e come molti titoli dei Verdena siamo pronti a scommettere che è nato in modo strano o fortuito: si tratta di uno strumentale di grande intensità e potenza, suonato e arricchito da un Fender Rhodes a cura di Roberta. Insomma, un ottimo prodotto, che speriamo non depisti quanto devono ancora fare la conoscenza con l’album dei Verdena, dirottandoli verso una spesa sicuramente più economica e ugualmente rappresentativa delle grandi capacità del gruppo.