Mogwai - MOGWAI - la recensione

Recensione del 18 gen 2000

Fino a qualche anno fa, dedicarsi a un repertorio prevalentemente strumentale non era proprio la via più indicata per ritagliarsi uno spazio sulla ribalta del rock. In tempi più recenti, sono arrivati vari segnali in senso opposto: gli apprezzamenti rivolti a certa dance ‘colta’ o ai molti gruppi infilati sotto il largo ombrello del post-rock, ad esempio. Un caso interessante è quello degli scozzesi Mogwai, il cui “Come on, die young” ha riscosso vasti consensi dalla critica specializzata; un entusiasmo più che giustificato, alla luce anche di questo eccellente Ep pubblicato a qualche mese di distanza dall’album. I quattro brani strumentali di “Mogwai” sono quieti e malinconici, non privi di toni solenni, come l’iniziale “Stanley Kubrick”, un tributo dolente al grande regista scomparso, o “Burn girl prom queen”, che sembra un tema pensato per una colonna sonora. “Christmas song” è il pezzo più dolce, costruito su una frase minimale di piano, mentre “Rage: man” incorpora l’unica breve esplosione di rumore chitarristico, che fa intuire l’amore dei Mogwai per gruppi come Jesus & Mary Chain e My Bloody Valentine. Consigliatissimo, a patto che da un gruppo rock non cerchiate per forza rumore e velocità.

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