Britney Spears - TIME OUT WITH BRITNEY SPEARS - la recensione

Recensione del 18 dic 1999

Fa una strana impressione Britney Spears, mentre sul video scorrono le immagini del suo album di famiglia: sembra una di quelle bambine americane che sono star adulte sin da poppanti, con uso abbondante di trucco, messa in piega e pose studiate da baby-pinup. Da una lato ragazzetta acqua e sapone, dall’altro ammaliatrice e adescatrice per un target studentesco, che sogna in lei la compagna di classe maliziosa con cui imboscarsi negli spogliatoi. La sua storia, raccontata nel corso di una classica intervista tv (lei seduta con vaso di fiori finti sullo sfondo), non è dissimile a quella delle star affermate. Passione per il mondo dello spettacolo – nel suo caso il primo amore è stato per la danza -, tanto duro lavoro e alla fine la agognata ricompensa: dollari e popolarità. Ma Britney in fondo in fondo sogna sempre gli amici del suo quartiere, le serate passate davanti ai videogames, la sana vita di campagna: anche se nei video di campagnolo appare ben poco, visto che sia “Baby one more time” che “(You drive me) crazy” sono quasi esercizi marziali di danza-ginnastica, con petto e cosce ben in evidenza. Oltre alla sua infanzia e adolescenza, la videocassetta illustra con dovizia le fasi salienti della registrazione del suo primo album, contiene il making dei suoi – finora – tre video (oltre ai due titoli citati sopra c’è anche “Sometimes”) e offre simpatiche immagini tratte dalla vita di backstage della giovane star in tour. In più, per rendere il servizio ancora più completo, ecco arrivare anche due brani dal vivo, registrati insieme all’ex-New Kids On The Block Joey McIntyre nel corso di uno special televisivo per il Disney Channel: si tratta di “Born to make you happy” e “From the bottom of my broken heart”. Il piatto è servito.

Vai alle recensioni di Rockol

rockol.it

Rockol.com s.r.l. - P.IVA: 12954150152
© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Privacy policy

Rock Online Italia è una testata registrata presso il Tribunale di Milano: Aut. n° 33 del 22 gennaio 1996