Marilyn Manson (con Neil Strauss) - LA MIA LUNGA STRADA DALL’INFERNO - la recensione
Recensione del 15 ago 1999
La mia lunga strada dall’inferno ovvero l’infanzia del mostro. Marilyn Manson si racconta, con la compagnia del solito giornalista di mestiere (questa volta è Neil Strauss) capace di sbobinare e rendere al meglio questa musicnovela in salsa horror che corrisponde alla storia della sua vita. Sesso, squallore, miseria, solitudine, alienazione, perversione, bisogno d’amore, indifferenza, crudeltà, odio, culto della personalità, misantropia, misoginia, razzismo, fascismo, dolcezza, poesia: fate a pezzi tutto questo e dategli fuoco, dalle sue ceneri nascerà l'Anticristo. Veneratelo, perché è cresciuto nutrendosi dei vostri rifiuti (pornografia, violenza, ribellione, droga, rock’n’roll) e diventerà Superstar, perché Egli è il Reietto e la storia della Sua vita non può che essere a Sua immagine e somiglianza. Questo libro si legge come un romanzo semi-horror, anche se non è privo dei suoi momenti esilaranti e memorabili – come la lista delle cose da cui si capisce se siete gay -, con picchi di godibilità per stomaci forti e cadute di esilarante bruttezza. Però, nel mare magnum di insulse biografie trite e ritrite, rassicuranti anche quando trasgressive, “La mia lunga strada dall’inferno” fa la stessa figura che fa sul palco il suo autore in mezzo agli altri mostri del Grande Circo del Rock. E’ soltanto un Freak Show, d’accordo, però è divertente e regala qualche brivido.