Francesco Guccini - UN ALTRO GIORNO È ANDATO - la recensione
Recensione del 21 apr 1999
C'è un filo tutt'altro che sottile che lega Francesco Guccini ad un altro artista, apparentemente assai lontano da lui, che risponde al nome di Paolo Conte, ed è la capacità di saper raccontare. Schivo e di poche parole nei rimandi e nei riferimenti alla nostalgia l'avvocato astigiano, torrenziale e focoso, di tante parole, Guccini. Entrambi con il mito contadino della terra, perduta quella di Conte e sempre presente quella di Guccini, a partire dalle nebbie padane. Se a questo si aggiunge che Massimo Cotto, il curatore di questa autobiografia raccontata, è di Asti come Conte, tutto quadra e la storia del Francesco può partire sui ricordi del passato, ai tempi in cui era davvero bambino. Se Guccini cantautore ha pochi rivali, se Guccini scrittore ne ha qualcuno in più, il Guccini biografo di se stesso - raccolto e pubblicato su questo libro - è sinceramente irresistibile. Ritmo e descrizioni perfette rendono questo libro un racconto di quelli che una volta si ascoltavano davanti al fuoco, con in più la soddisfazione di finire con tante pagine ancora aperte. La storia di Guccini è lì, dall'infanzia a Pàvana fino al film Radiofreccia passando attraverso centinaia di canzoni e concerti e non solo, ma rileggerla adesso, in una prospettiva ancora aperta, la rende più interessante che se fosse un libro scritto e coniugato al passato. Per Cotto la soddisfazione di aver lavorato al libro di una sua altra 'leggenda personale', dopo Waits, Fossati e Cohen, per Guccini quella di essersi raccontato come il maestro che è, e per Ligabue quella di aver ricompensato il barista del suo Bar Mario con una bella introduzione al libro.