Luca Collepiccolo - GREEN DAY - GLI ERETICI DEL PUNK - la recensione
Recensione del 08 apr 1999
«Con tre figli a carico (due di Billie Armstrong, uno del batterista Tre Cool e di sua moglie Lisea), un album dedicato all’insonnia che ti assale quando sei costretto ad alzarti nel bel mezzo della notte a causa del tuo bambino che piange, un ricco bagaglio di premi e un bel po’ di traguardi tagliati, si può ben dire che i Green Day siano cresciuti. Ma non sono ancora diventati vecchi. Stanno andando avanti per la loro strada e non è detto che il calo di clamore che li circonda sia necessariamente un evento negativo. Adesso, almeno, nessuno parlerà più dei Green Day come delle "voci di una generazione". E comunque, per dirla con Billie Joe, "non ho fatto altro che calarmi i pantaloni. Al limite sono il culo di una generazione"». Ce n’è a sufficienza, su questo librettino, per sfamare tutta la vostra fame di Green Day, fermi alle prosopopee post punk in svendita di "Nimrod". Un libro spassoso, questo, per la competenza di Collepiccolo e per la caratura da fuori di testa del gruppo californiano, qui fotografato in una galleria di frasi e dichiarazioni veramente ottime gustose. Ancora meglio le dichiarazioni di quanti - e sono soprattutto musicisti - dei Green Day dicono male, e quelle più serie e circostanziate della stampa. Versione allungata e allargata del libretto dedicato al gruppo e pubblicato nella collana Frammenti rock di questa stessa casa editrice, "Gli eretici del punk" ha nel suo sottotitolo la questione base relativa al gruppo: ci sono o ci fanno? Sono rock o punk? Può un gruppo punk firmare per una major, concedersi alla più massiva rotazione su MTV e mantenere una propria purezza? L’impressione e che si tratta di questioni che non verranno mai al pettine, visto che i Green Day, per conto loro, se ne sono sempre fottuti. I nove milioni di copie venduti con l’album bomba del 1994, "Dookie", bastano e avanzano a legittimarne il successo, per le critiche sulla qualità della loro musica (e di quella degli Offspring, grandi citati del libro) si scontrano pareri discordanti. L’eresia - ammesso che di ciò si tratti davvero - non ha mai pagato, d’altronde. O almeno non quanto le charts. Per dirla con Billie Joe: «La gente dice un sacco di stronzate sul nostro conto e, a volte, questo ci infastidisce. Ma in qualche modo vengono definite dalle loro opinioni, e in un certo senso è divertente. Molte persone sono pronte a liquidare tante cose folli accadute nel mondo del rock’n’roll: dalle accuse di molestie sessuali a Michael Jackson ai testi razzisti di Axl Rose. Ma noi continueremo ad essere visti come dei ‘venduti’ per il resto della nostra vita».