J. Ax - I PENSIERI DI NESSUNO - la recensione

Recensione del 20 mar 1999

Per quanto le posizioni relative agli Articolo 31 siano sempre state alquanto spaccate - nel senso che c’è chi li ama e li considera hip hop e chi non li ama e li considera solo entertainment - non si può negare che il duo composto da J. Ax e DJ Jad sia riuscito ad impadronirsi di un linguaggio nato molto lontano facendolo proprio e portandolo al successo con grande originalità, soprattutto rispetto alla scena hip hop italiana intesa in senso canonico, a tratti sin troppo stagnante. Così le cose si sono evolute, e anche assai. J. Ax oggi significa la voce e le rime degli Articolo 31, in una parola i numeri uno dell’hip hop nostrano. I pensieri di Nessuno sono i suoi, di un Nessuno che è diventato Qualcuno, per dirla come la dice lui «non un ricco, ma un povero con un po’ più di soldi in tasca». In questo libretto J. Ax si racconta a ruota libera, senza omettere i suoi difetti e senza evidenziare i pregi. Si descrive come una persona insopportabile, generosa e gelosa, vogliosa di continuare a vivere l’opportunità che la musica gli ha regalato e già in paranoia per l’idea di essere ammazzata da qualche squilibrato. Si descrive come un ragazzo che vive anzitutto il suo istinto, e in questo senso, pur con tutta la strafottenza che mette in mostra nei suoi pensieri - strafottenza che a sua volta è quasi un classico dell’hip hop - viene da apprezzarlo per la sincerità. Forse il pregio maggiore di questo libro sta nel fatto che dopo averlo letto uno riesce a farsi un’idea di cosa lo aspetti in caso dovesse passare una serata in sua compagnia, e questo significa che in qualche modo il libro qualche immagine l’ha creata. È presto ancora per dire dove andranno a parare gli Articolo 31 con la loro musica nei prossimi anni, e forse qui e adesso non è neanche troppo importante, visto che comunque i ragazzi sono in giro da più di cinque anni con grande successo: quello che importa è che "I pensieri di Nessuno" mettono in mostra una personalità originale e convinta, che non si può non rispettare, nel bene e nel male, soprattutto quando parla a nome e per conto degli altri mille Nessuno di periferia: «Io non ho fatto altri che prendere quello che c’è dentro di me e mostrarlo a tutti. Tutto ciò che pesco dal fondo del mio pozzo, comprese le componenti spregevoli e banali. Questa storia di Nessuno mi ossessiona perché credo finalmente di aver trovato me stesso e non sono nemmeno dovuto andare in India. Ho trovato me stesso nel fondo di un bicchiere, negli occhi dell’uomo delle pulizie che lavora in studio, nei ragazzi che passano tutto il giorno a cazzeggiare e che se gli chiedi cosa vogliono fare ‘da grandi’ ti rispondono migliaia di cose diverse, che comunque equivalgono sempre ad un boh. Io appartengo a quella gente e non fraintendete, non è un discorso politico, io vengo da quei posti e tutto quello che faccio non è solamente fatto per lavoro: è fatto per loro. A volte credo di essere un punto segnato a favore di tutti i Nessuno che punti non ne segnano mai».

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