Una copertina tutta italiana, questa settimana, per celebrare una coincidenza che ci ha offerto la possibilità di ascoltare tre ottimi dischi. "Gommalacca" di Franco Battiato è l’ennesima conferma del nuovo percorso sonoro e musicale dell’artista catanese, forse più attratto adesso dalla contemporaneità che dalla meditazione. Per Eugenio Finardi si parla invece di un album che in qualche modo stempera alcune durezze contenute in "Occhi" mettendo insieme una manciata di canzoni convincenti, scritte e registrate all’inseguimento di un flusso creativo che ha dato i suoi frutti. Mentre per Gianna Nannini "Cuore" racconta di una piccola rivoluzione: via le nerborute chitarre teutoniche, spazio alla voce dell’artista senese e a sonorità più soul-blues. I brani ne risultano alleggeriti e più suadenti, la potenza non ne soffre. Risultato? Un album bellissimo. Ecco di seguito le nostre recensioni:
Franco Battiato
"Gommalacca"
Mercury
Suoni ruvidi, spigolosi, clamori del mondo moribondo, chitarre distorte e una confusione di voci e di moti, da un lato: estasi e pace, visioni bucoliche e ritmi lenti e millenari con qualche momento di deferenza nei confronti di personaggi/eroi del passato ("Casta diva" e "Shakleton"), dall’altro. "Gommalacca" vive di queste due diverse e complementari nature. E’ un album più duro de "L’imboscata", e che forse cerca la quiete in un modo ancora più radicale del suo predecessore. Battiato firma una delle più radicali invettive verso la società contemporanea ("Shock in my town"), ne sbeffeggia i moti incessantemente nevrotici e inutili ("Il ballo del potere"), celebra la nascita di una passione ("La preda") con la stessa solennità con cui sancisce la crisi di una storia ("Autodafè"). Testi scritti in gran parte con Manlio Sgalambro, suoni elaborati dal musicista siciliano e suonati con la collaborazione di una manciata di odierne rockstar nostrane: Madaski, Morgan (Bluvertigo), Ru Catania (Africa Unite), Marco Pancaldi (ex-Bluvertigo), Gavin Harrison, Ginevra Di Marco (C.S.I.). "Gommalacca" è, come solito, verrebbe da dire, il nuovo disco di Battiato e al tempo stesso lo specchio in cui per l’ennesima volta tornare a ricercare la propria immagine. Certo, le melodie fanno più fatica a farsi ricordare, in alcuni casi, ma "Shock in my town", "Autodafé", "Il ballo del potere", "Vite parallele" e "Il mantello e la spiga" sono già dei classici dei futuri concerti.
Track list
- Shock in my town
- Auto da fé
- Casta diva
- Il ballo del potere
- La preda
- Il mantello e la spiga
- E’ stato molto bello
- Quello che fu
- Vite parallele
- Shakleton
Eugenio Finardi
"Accadueo"
(WEA)
Eugenio Finardi si è assestato dal rock al soul. Era il suo approdo naturale, lo dimostra un "ponte" strumentale di "Costantinopoli", il brano che apre l’album: dalla canzone, permeata di influenze sonore orientali, si leva, sotterraneo e inarrestabile, un eco della "Musica ribelle" di tanti anni fa, quell’approccio italiano al rock che Finardi, per quanto spesso qualcuno se lo dimentichi, ha contribuito a inventare. Finardi "lupo senza denari in mezzo a uomini distinti e mannari" rimane a distanza dal branco; chi lo segue da anni sa che sostanzialmente è la verità. Sempre difficile da collocare, ma forse mai come in questo disco facile e piacevole da ascoltare. Della voce ormai c’è la piena, invidiabile padronanza, specialmente nella conclusiva "Figure indiane"; ma non solo: siccome Finardi davanti alle novità non si è mai tirato indietro, c’è anche qualche gioco di prestigio con i campionamenti. Ma tutto sommato in una canzone che si chiama eloquentemente "Sognando la strada" ci possono anche stare le inconfondibili cinque corde dell’accordatura aperta del Keith Richards di "Street Fighting Man".
Tracklist:
- Costantinopoli
- E sto pensando a te
- Parlami dal rock al soul
- Accadueo
- Paura di amare
- Sogno la strada
- Sabbia mobile
- Ti vedo
- Se ce n’è
- Il negozio dei giorni usati
- Lei non ti ama più
- Figure indiane
GIANNA NANNINI
"Cuore"
(Polydor)
Chi scrive non ha mai amato particolarmente Gianna Nannini, pur riconoscendole una notevole capacità di scrivere singoli "a presa rapida" (detti anche, da lei, "bomboloni"). La premessa è per dare maggiore enfasi al fatto che "Cuore" è un ottimo disco, come da anni lo si attendeva dalla cantautrice senese. Dopo tanto girare, tra mitteleuropa e "Radio baccano", finalmente vengono smussati alcuni stilemi che erano divenuti ridondanti, e il suono del disco è quanto mai diretto, essenziale e nello stesso tempo ricco. Pur non rinunciando a esprimere tutti i suoi diversi registri, la Nannini riesce a dare a questo lavoro un'unità che mancava forse addirittura dai tempi di "California". C'è molto blues, molto soul e alcuni rock di spessore come; anche nelle ballate, il pathos che sembrava aver preso pericolosamente il sopravvento negli ultimi album si fa sentimento vero, espresso in modo immediato e coinvolgente. E' davvero una Nannini in grande spolvero quella che esce dai solchi (come si diceva una volta) di "Notti senza cuore", "Dimmi dimmelo" e "Stellicidio". Non possiamo che esserne felici.
Tracklist:
- Un giorno disumano
- Bacio fondente
- Centomila
- Notti senza cuore
- Come sei
- Peccato originale
- Ti spezzo il cuore
- Stellicidio
- Dimmi dimmelo
- La strada
- Sola
- Io ci sarò