Chi segue questa rubrica sa già che le trattazioni accademiche che hanno per oggetto la popular music mi trovano sempre sospettoso; troppo spesso sono penalizzate da un approccio supercilioso e da un che di quasi infastidito, come se l'autore si vergognasse un po' di doversi sporcare le mani, per così dire, con una materia "bassa" e lo facesse, metaforicamente, indossando dei guanti di lattice, con un fastidioso distacco.
Ecco, qui siamo, per fortuna, di fronte ad un caso completamente diverso. L'autore (che è anche dj e cantante di un gruppo di rock psichedelico) è evidentemente, e in primis, un appassionato estimatore dei Baustelle - lo spiega e motiva in una "postilla metodologica" che si chiude con le parole "Questo libro è un atto d'amore". Quindi non solo tratta un argomento che conosce molto bene, ma lo fa anche con passione e autentico interesse. In questo libro analizza i testi - esclusivamente i testi - di diciotto canzoni dei Baustelle, tratte da tre degli album del gruppo ("La malavita", "Amen" e "I mistici dell'Occidente"). E lo fa approfondendo minuziosamente la lingua utilizzata, il lessico, la semantica, abbondando in puntuali riferimenti tutti ampiamente motivati e giustificati da un corposo apparato di note.
Ecco: il bello è però che traspare evidente come queste analisi siano dettate da un sincero desiderio di "capire" e di "spiegare", senza l'ansia di voler apparire come uno "che ne sa più del lettore". Il quale lettore, anche se - come me- non è un fan accanito della band di Bianconi, ma un semplice estimatore, segue volentieri gli itinerari suggeriti da David Marte, fra citazioni letterarie e cinematografiche e musicali, scoprendo impreviste e sorprendenti connessioni delle quali era prima inconsapevole.
Un'ampia bibliografia di 35 pagine completa il testo, scritto fra il 2010 e il 2013, al quale l'autore promette di far seguire un secondo volume.