Giancarlo Nanni - JIMI HENDRIX EXPERIENCE - MUSICA, STORIA, TESTIMONIANZE - la recensione
Recensione del 26 mar 1999
"Musica, storia, testimonianze" non è soltanto un sottotitolo particolarmente appropriato per questo libro, ma una sintesi in tre parole del suo contenuto: il volumetto di Castelvecchi, infatti, assembla un commentario dettagliato di tutte le canzoni incise da Hendrix, analizzandone la struttura e la storia con dovizia di particolari e da qui ripercorre le tracce biografiche del grande chitarrista di Seattle, "la mano sinistra di Dio", come qualcuno lo aveva soprannominato. Ad inframezzare storia e musica arrivano le testimonianze di chi Hendrin l’aveva conosciuto davvero o si è fatto comunque influenzare dalla sua musica: Marcel Aeby, Giampiero Bigazzi (!), Giulio Capiozzo (Area), Bambi Fossati, Antonio Gramentieri, Tolo Marton (eccelso bluesman nostrano), Vanni Picciuolo, Alberto Radius e Noel Redding. Il libro si presenta quindi come un resoconto dettagliato e interessante di quanto fatto, cantato e suonato dal chitarrista americano, non escluse le sue varie fasi depressive o i suoi ricorrenti problemi con il consumo di droghe o con lo sperpero monetario che lo riduceva spesso in bolletta per renderlo nuovamente miliardario il giorno dopo. Piuttosto, di relativa importanza sembra essere il problema sollevato all’interno del libro e relativo all’importanza dell’opera del chitarrista, se essa sia cioè in grado di trascendere i generi musicali per affermarsi come una delle grandi manifestazioni dell’arte del ‘900. Quesito accademico prima ancora che reale, dato che la musica di Hendrix ha riempito la realtà di intere generazioni di persone forse ancora più di molti geni del ‘900, e tuttavia la necessità di doverle riconoscere una patente di ‘dignità’ storica sembra proprio per questo svilirla in partenza. A quasi trent’anni dalla sua morte Hendrix continua ad essere presente nella vita di chi, la musica, la fa o la ama, e questa è la testimonianza più importante dell’attualità del suo lavoro. Ma anche se non fosse così, di certo quello che Hendrix ha combinato nella sua breve carriera è tuttora imprescindibile per chi si confronta con la chitarra e, prima ancora, con la musica rock. Come giustamente ha detto qualcuno, nel 1995, durante un concerto di Noel Redding: «Cazzo! Se fosse ancora vivo. Forse farebbe della musica di merda, ma anche qualche vecchio pezzo...». Ecco, tutto sommato è bello ripensarci così; i bilanci di fine secolo possono aspettare.