Piersandro Pallavicini - QUEI BRAVI RAGAZZI DEL ROCK PROGRESSIVO - la recensione
Recensione del 17 mar 1999
Beh, fantastico. Chi se l’aspettava? Un libro dedicato al progressive, con cui tornare a parlare di cose ormai apparentemente bandite dal passare del tempo. I Nice, Emerson, Lake & Palmer (e persino Emerson, Lake & Powell!), gli Yes, i Genesis, i Gentle Giant, la scuola di Canterbury, Pink Floyd, Jethro Tull, Van Der Graaf Generator, King Crimson, Marillion, e giù fino alle band più recenti, fino alla rinascita del genere, fino alle case discografiche specializzate in ristampe, al mercato fanatico dei bootlegs e dei vinili, alla scena contemporanea sia italiana che europea, e poi descrizioni di tutta la scena italiana dagli anni ’70 ai nostri giorni, dal Rovescio della Medaglia al Balletto di Bronzo... Pallavicini ripercorre con l’attenzione e l’entusiasmo del fan la storia di un genere musicale dai riferimenti ‘colti’ eppure, per un momento storico, estremamente popolare, che ebbe il suo lustro di gloria tra il 1970 e il ’75, anni in cui quasi tutti i gruppi che si esprimevano in lingua ‘progressive’ tirarono fuori album che non possono non figurare nella storia del rock tout court. Lo spunto per il libro proviene - secondo l’introduzione dello stesso autore - da quel vasto movimento di controtendenza che, sul finire degli anni ’70, preferì ritornare sulle tracce del progressive - movimento musicale vissuto dai fratelli maggiori ma a quella generazione quasi sfuggito - piuttosto che lanciarsi nella sfrenata contemporaneità offerta dal post punk, dalla new wave e dal nascente movimento new romantic. È una fase di riflusso, quella di cui parliamo, che non si è mai conclusa realmente, a ben pensarci, anche se non sono mancati momenti di oscuramento, inevitabili per un genere musicale che con poche eccezioni sembra aver costruito il suo meglio proprio nella prima metà degli anni ’70. Ai grandi nomi si è sostituito un mercato fatto di artisti meno risonanti ma altrettanto seguiti e da un fermento continuo a livello di mercato e di collezionismo. Così qui ci si trova a tracciare una mappa panoramica del fenomeno e ad esaminarne con cura anche le diramazioni attuali, che sono tante a partire proprio dai siti internet dedicati al progressive e ai suoi gruppi. Per i pluritrentenni amanti del genere questo libro potrà essere un must, per gli altri comunque qualcosa da leggere per farsi un’idea di quello che succedeva musicalmente in Europa quasi trent’anni fa, e di come il tempo trascorso per molti versi abbia cambiato le cose ,senza modificare la percezione di quegli album che furono - prima di ogni classificazione di genere - semplicemente dei capolavori.