Viene ripubblicato, ed è cosa buona e giusta, un libro uscito in origine nel 2016. Ne è autore un batterista che ha intervistato 40 suoi colleghi, interrogandoli sul loro mestiere, e lasciandoli raccontare a ruota libera, con pochissimi interventi (per conservare, come spiega giustamente, "la prosodia della chiacchierata e soprattutto il ritmo delle frasi"). "Ritmo" è la parola-chiave che spiega la fondamentale importanza del batterista nella musica; un'importanza che, purtroppo, spesso va di pari passo con la scarsa visibilità (in tutti i sensi) del tizio che sta seduto in fondo, dietro a tutti, seminascosto dal suo strumento. Tizio senza il quale, però, nessuno avrebbe modo di registrare in studio o proporre in concerto la propria musica e le proprie canzoni. Il sottotitolo, "la musica raccontata dai batteristi", è descrittivo ma non esaustivo: perché gli strumentisti intervistati da Rondolini raccontano non solo la musica, ma anche la vita del musicista, gli inizi, gli esordi, la crescita, le difficoltà, i successi e le delusioni, portando testimonianze di prima mano e rivelando una quantità di retroscena (di storie "viste da dietro", appunto) che fanno del volume una lettura non solo istruttiva, ma spesso anche divertente, punteggiata di aneddoti memorabili.
"Visti da dietro", dai batteristi - e ci sono nomi ben noti come Franz Di Cioccio, Giancarlo Golzi, Walter Calloni, Ellade Bandini, Gianni Dall'Aglio, Alfredo Golino. Christian Meyer, Elio Rivagli, ma anche meno popolari eppure molto rappresentativi - sono anche i loro "datori di lavoro", i protagonisti dei dischi e dei concerti, quelli con il nome in cartellone, dei quali il libro presenta una carrellata ampia e variegata; facendo sì che il volume risulti curioso e rivelatore anche per chi la musica la ascolta e non la suona.
Franco Zanetti