Umberto Broccoli - QUESTA È LA STORIA - la recensione

Recensione del 20 dic 2019 a cura di Franco Zanetti

Voto 5/10

Il sottotitolo, “cinquant’anni di storia italiana attraverso le canzoni”, è ingannevole. Umberto Broccoli, scrittore, autore e conduttore radiofonico, racconta sì in questo suo lavoro dieci lustri della nostra storia (dagli anni Tenta agli anni Ottanta), ma non è vero che lo fa “attraverso le canzoni”. In realtà le sue rievocazioni, puntuali, interessanti, attente ai fatti di cronaca ma anche ai fatterelli di costume, con un approccio che sta fra il Luca Goldoni, il Roberto Gervaso e il Giorgio Torelli, toccano sì anche le canzoni, ma trattandole un po’ come colonna sonora sullo sfondo, come corredo acustico alla storia d’Italia che sta ripercorrendo – il sottofondo di un juke-box o di una radio.

A volte il gioco funziona, per qualche corrispondenza fra i testi delle canzoni citate e ricordate e l’attualità del periodo in cui ebbero successo; più spesso, il rimando è, come dicevo, puramente evocativo.

Insomma, così come in certi libri di argomento strettamente musicale è a volte utilizzato l’espediente (noioso e pleonastico) di elencare in una colonna a lato i principali avvenimenti extramusicali coevi, qui succede il contrario, e le canzoni citate lo sono “a parte”, benché non confinate in uno spazio tipografico distinto, ma anzi evidenziate con il titolo in neretto maiuscolo.

E a volte si ha la sensazione che il pretesto “sociale” mostri la corda. Un esempio per tutti: a pagina 189, a proposito di “Se telefonando” di Mina, Broccoli scrive che il testo “dà alla donna la possibilità di condurre il gioco in anni nei quali il corteggiamento è rigorosamente un sostantivo singolare e maschile: è lei a voler chiudere tutto con una telefonata”. Beh, non proprio: lei vorrebbe (“Se telefonando potessi dirti addio, ti chiamerei.. ma non so spiegarti che il nostro amore appena nato è già finito”), ma non può, come non può rivederlo né guardarlo negli occhi. In realtà la protagonista – il testo è di Ghigo De Chiara e Maurizio Costanzo – non solo non vuole chiudere tutto con una telefonata, ma non può farlo, non ce la fa, non trova il modo – probabilmente non si farà trovare al prossimo appuntamento (tutto lascia pensare a una storia estiva che si è spenta con la fine della vacanze).

Minuzie? Sì, ma per noi che la storia delle canzoni vogliamo raccontarla con lo stesso rigore della storia del cinema, o del calcio, o della Seconda Guerra Mondiale, sono dettagli da non far passare inosservati.

Un libro come questo avrei voluto che potesse scriverlo Edmondo Berselli; e forse l’avrebbe scritto, se non se ne fosse andato tropo presto. Non glielo perdonerò mai.

Franco Zanetti

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