Jeff Beck - ROCK'N'ROLL PARTY - la recensione

Nel 2010, l’anno in cui il mitico Les Paul avrebbe compiuto 95 anni, il suo più illustre fan si è messo a capo di un progetto di celebrazione dell’uomo che, al pari di Leo Fender, diventò sinonimo di chitarra elettrica. Da due serate live all’Iridium Jazz Club di New York, dove Les Paul si era esibito in trio ogni lunedì degli ultimi 14 anni della sua vita, uno strepitoso Jeff Beck in compagnia della Imelda May Band e di un manipolo di ospiti perfetti ha tratto un tributo di pregio sia in forma di DVD sia in forma di CD: questo album è ROCK’N’ROLL PARTY (HONORING LES PAUL). In un mix tra classici del rockabilly, del primissimo rock and roll e di standard resi famosi da Les Paul insieme alla moglie Mary Ford, Jeff Beck e Imelda May padroneggiano la scena con chitarra e voce e distillano venti episodi di “americana” di gran classe, supportati qua e là da Brian Setzer, grande ex leader degli Stray Cats e maestro di rockabilly guitar, che brilla in “Twenty flight rock”; Gary “U.S.” Bonds, che ricopre un’ottima “New Orleans” con due strati di fantastico soul; e Troy “Trombone Shorty” Andrews, che domina in “Peter Gunn” di Henry Mancini. Imperdibili “Cry me a river”,“Bye bye blues”, “Sitting on top of the world”, “Vaya con Dios” e “How high the moon”. E’ un Jeff Beck ch ha volentieri indossati i panni del fan devoto e – tecnicamente – del discepolo perfetto: suona al top, ma sceglie di circondarsi di una grande band e, come ai vecchi tempi, mette in pausa la sua versione da solista funambolo per donarsi a una strepitosa liturgia di rock and roll delle radici.