Matthew Herbert - ONE CLUB - la recensione

Recensione del 02 nov 2010

Dopo il primo capitolo della trilogia intitolato “One one”, dedicato a dieci città del mondo e primo lavoro in cui Matthew Herbert ha composto, cantato, prodotto e registrato tutto da solo, ecco il secondo volume “One club”.

Per incidere questo lavoro, il produttore inglese si è recato presso il club minimal-techno Robert Johnson di Offenbach nei pressi di Francoforte (Germania) dove, in un'unica serata, ha campionato i suoni tipici di una notte sul dancefloor: schegge sonore, l'accensione di una sigaretta, il rumore della cassa del bar, il risucchio della cannuccia nel cocktail, lo scarico di un water e molto altro. In seguito ha mixato il tutto con ritmi industrial e minimal sulla scia di artisti come Matmos e Richie Hawtin. Herbert ha voluto chiarire con una dichiarazione come questo lavoro non è un omaggio all'attuale club culture, anzi: “Ho cercato di aprire la mente dei clubbers. A differenza dei free-party, oggi nei club ci sono la pubblicità, gli sponsor e cose così. Invece di allargare gli orizzonti, oggi il club ha fatto accettare una realtà corporativa”.
Il terzo capitolo, “One pig”, sarà incentrato sul campionamento dei suoni della vita e della morte di un maiale (il tutto registrato in una giornata).

Tracklist

01. Robert Johnson
02. Alex Duwe
03. Jenny Neuroth
04. Oliver Bauer
05. Jalal Malekidoost
06. Rafik Dahhane
07. Marcus Bujak
08. Nicolas Ritter
09. Marlies Hoeniges
10. Kerstin Basler

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