“Black city” è il titolo del suo nuovo album, un lavoro dalle atmosfere maggiormente oscure rispetto ai precedenti, ma che continua sulla linea electro-funk perseguita da Dear negli ultimi tempi, ritmi influenzati dal lavoro di maestri del genere come Brian Eno e Talking Heads, ma anche dal kraut-rock dei Kraftwerk.
Matthew Dear - BLACK CITY - la recensione
Recensione del 09 set 2010
Nato nel Texas, ma trasferitosi fin dall'infanzia in quel di Detroit, Matthew Dear è uno dei simboli della musica elettronica statunitense dell'ultimo decennio (anche con vari pseudonimi come Audion, Jabberjaw e False), oltre che noto produttore e remixer (ad esempio per The XX, Hot Chip, Chemical Brothers, Charlotte Gainsbourg).
“Black city” è il titolo del suo nuovo album, un lavoro dalle atmosfere maggiormente oscure rispetto ai precedenti, ma che continua sulla linea electro-funk perseguita da Dear negli ultimi tempi, ritmi influenzati dal lavoro di maestri del genere come Brian Eno e Talking Heads, ma anche dal kraut-rock dei Kraftwerk.
“Black city” è il titolo del suo nuovo album, un lavoro dalle atmosfere maggiormente oscure rispetto ai precedenti, ma che continua sulla linea electro-funk perseguita da Dear negli ultimi tempi, ritmi influenzati dal lavoro di maestri del genere come Brian Eno e Talking Heads, ma anche dal kraut-rock dei Kraftwerk.
Tracklist
01. Honey
02. I can't feel
03. Little people (black city)
04. Slowdance
05. Soil to seed
06. You put a smile on me
07. Shortwave
08. Monkey
09. More surgery
10. Gem