Il primo lavoro firmato da Attilio Bruzzone e soci vede la luce nel 2005 (“Flares”) segnalandosi per sonorità post-rock vicine ai Mogwai, mentre già nel secondo lavoro si cominciano ad intravedere alcuni cambiamenti verso l'elettronica (“Afraid to dance”, 2007).
Il loro nome ha cominciato così a circolare nel circuito alternativo ed elettronico europeo ed il nuovo lavoro “Dying in time” viene prodotto con il supporto di ben quattro realtà: n5MD, debruit&desilence, Sleeping Star, Isound Labels.
Il disco si presenta con undici brani per un totale di quasi 70 minuti di musica, atmosfere eteree e rarefatte ereditate dal post-rock (“Hva” e “I used to be sad”), ma anche virate verso un'elettronica sognante, ma anche più ballabile, ispirata alla scena berlinese (“Nights in Kiev”, la seconda parte di “Exhausted muse/Europe”, “Balding generation”), sonorità che spesso si fondono all'interno delle stesse canzoni.