Little Steven - BORN AGAIN SAVAGE - la recensione

Recensione del 05 feb 2000

Era tornato in tour con Bruce Springsteen, dopo la reunion della E Street Band: era partito in sordina, a detta degli stessi fans del Boss, ma quando ha iniziato ad accendere sul serio i motori sul palco se ne sono accorti in molti. Little Stevens pubblica adesso l'album che - per sua stessa amissione - avrebbe voluto far uscire nel 1969 se soltanto fosse stato capce di poterlo pensare così. E' un tributo al rock'n'roll, all'hard blues di Jeff Beck e dei Led Zeppelin, all'oriente mostratogli dai Beatles di George Harrison, alla poesia visionaria di Allen Ginsberg e alle liriche acute e pungenti di Bob Dylan. E' un album che respira di una rinata spiritualità, esercitata su testi orientali come gli Upanishads e le sacre scritture buddiste. 10 canzoni del 'selvaggio rinato' Little Steven, chitarra, voce e cuore prima ancora che tutto il resto. Al basso c'è Adam Clayton, alla batteria Jason Bonham, figlio del compianto batterista dei Led Zeppelin.

Tracklist

01. Born Again Savage (04:38)
02. Camouflage of Righteousness (05:01)
03. Guns, Drugs, and Gasoline (04:59)
04. Face of God (07:38)
05. Saint Francis (08:18)
06. Salvation (05:09)
07. Organize (02:13)
08. Flesheater (06:08)
09. Lust for Enlightenment (08:38)
10. Tongues of Angels (08:19)

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