Il Ryman Auditorium, altrimenti noto come la “Mother Church of Country Music”, è una delle maggiori istituzioni di Nashville e della musica a stelle e strisce in generale, con una portata simile a quella che il Partenone rappresenta per il mito greco - ...e che non a caso ha una sua copia esatta proprio nel grande parco cittadino della scintillante città del Tennessee.
Tra cantautorato rock e leggerezza pop
Un vero e proprio luogo sacro che Sheryl Crow ha frequentato a più riprese nel corso della sua lunga carriera, tanto da farne il palcoscenico principale del suo nuovo album dal vivo, intitolato, appunto, “Live From The Ryman And More”. Ventisette tracce, tutte registrate nel corso del 2019 a supporto dell’album “Threads”, riunendo performance tratte non solo dal tempio del country, ma anche dall’altrettanto storico Ace Theatre di Los Angeles e dal leggendario Newport Folk Festival nel Rhode Island, messe in sequenza per mostrare la migliore dimensione live della musicista originaria del Missouri, da sempre in bilico tra cantautorato e ammiccamenti pop-rock.
“C'è un senso di connessione e di comunità che solo uno spettacolo dal vivo può generare: sconosciuti che cantano all'unisono, fan che chiedono canzoni, perfino un paio di testi sballati e qualche corda rotta” ha raccontato a proposito del disco Sheryl Crow. “Sono davvero grata per momenti come questi e sono così felice di poterli inserire in questa capsula del tempo musicale. La mia speranza è che quegli stessi sentimenti che ho provato io ritornino agli ascoltatori”.
Grandi successi, ospiti illustri e vibrazioni positive
Dall’attacco energico - e non poteva essere altrimenti - di “Steve McQueen”, Sheryl Crow, insieme alla sua band, offre al pubblico tutti gli elementi migliori del proprio percorso artistico: un canzoniere diretto, graffiante, elettrico e perché no, anche ben radicato tra le grandi highway americane. Un immaginario composito di riflessioni solitarie, groove sensuali, ballate sentimentali, chitarre slide e armonie vocali, dove non possono di certo mancare i fortunatissimi singoli degli anni Novanta riletti per l’occasione, come “If it makes you happy”, intonata con Maren Morris, e una “Run, baby, run” con il quartetto dei Lucius carica di un’inedita tensione gospel.
Il disco, inoltre, dilata di misura gli orizzonti dell’artista, spostandone il baricentro verso una ritrovata maturità, con quella usuale combinazione di leggerezza e vibrazioni positive a cavallo tra pop e rock. A fare però di questa raccolta un’uscita che si discosta da un semplice greatest hits, è il buon numero di ospiti e collaborazioni di primo livello che prende parte alla festa, da Jason Isbell con cui Sheryl rilegge “Everything is broken” di Bob Dylan, a Emmylou Harris, che aggiunge una certa inquietudine a “Nobody's perfect”. Ancora, la voce fascinosa di Stevie Nicks si fa largo tra le note “Prove you wrong”, mentre con Brandi Carlisle, arriva una versione carica di pathos di “Beware of darkness” di George Harrison.
Due ore di musica e molte anime da scoprire
Più di un semplice album-concerto che ripropone una carrellata di cavalli di battaglia in attesa che si possa ritornare a godere in prima persona della musica dal vivo, “Live From The Ryman And More” rappresenta tanto un deciso posiziamento artistico per la musicista, quanto un ritratto ampio e immediato del percorso arzigogolato di Sheryl Crow, dopo l'annuncio di non voler pubblicare più nuovi dischi in studio. Oltre due ore abbondanti di musica dove sono riunite, seppure con qualche eccesso di troppo, le diverse anime di una portabandiera del rock al femminile grintosa, affascinante, lineare e pure un po’ conservatrice, ma sempre desiderosa di dare voce alle proprie ispirazioni.