Di una cosa siamo certi. Con Tyler, The Creator non ci si annoia mai. Questo “Call Me If You Get Lost” è il suo sesto disco arrivato dopo i canonici due anni (dal 2011 ha sempre rispettato questo timing) e i Grammy vinti con il precedente “IGOR”
Tutte le anime di Tyler
Non ci si annoia mai perché, dopo due dischi in cui sembrava avere abbandonato la modalità rap per andare verso uno stile personale di r&b, in questo nuovo lavoro Tyler torna prepotentemente a sparare rime a raffica (e lo fa sempre molto bene) pur non abbandonando la chiave più urban-jazz e neo-soul degli ultimi due lavori.
“Call me if you get lost” è quindi un disco di sintesi e incrocio tra le varie anime dell'artista losangelino. Tra le rime ciniche degli esordi alle confessioni a cuore aperto, dallo stile mixtape caciarone alle atmosfere jazzy sofisticatissime, dai brevi skit a pezzi fiume da nove minuti. Il tutto messo insieme con la tracotanza creativa massimalista di Tyler.
Nelle varie linee narrative c'è spazio per il suo alter-ego narcisista, il ricco viaggiatore Tyler Baudelaire che gli permette di ironizzare sul mondo dei ricchi, sulla notorietà e sulla cancel culture.
Canzoni come viaggi
Sono 52 minuti di musica divisa in 21 tracce purtroppo non tutte dello stesso livello, ed è un peccato perché Tyler riesce davvero a realizzare qualcosa di nuovo e unico nel panorama piuttosto standardizzato dell'hip-hop contemporaneo, anche con questo suo passare dalle battutacce sul terrorismo all'esame complesso e articolato su Black Lives Matter (in “MANIFESTO”).
Tyler The Creator è troppo simpatico e innovatore nel suo modo di proporsi per poterne parlar male, fosse solo per tutti i video teaser che hanno anticipato l'uscita del disco, con quelle ambientazioni à la Wes Anderson davvero molto divertenti. Così si scusano anche le insopportabili interiezioni di DJ Drama che fanno tanto mixtape anni zero o alcuni divertissment fini a sé stessi come “RUNITUP” e lo stesso singolo “LUMBERJACK”.
E' anche un lavoro collettivo questo disco in cui ritrova il vecchio compagno della Odd Future Domo Genesis, il suo idolo da sempre Pharrell (in “JUGGERNUT” insieme a Lil Uzi Vert), l'ubiquo Ty Dolla $ign e Lil' Wayne che rappa in una base jazzy elegantissima con strepitoso sample di Penny Goodwin (“HOT WIND BLOWS”).
“Call me if you get lost” gioca tutto sul tema del viaggio fisico e musicale, ma anche personale: a volte sembra che l'invito del titolo sia rivolto a se stesso, travolto e perso dentro la sua tracotanza creativa.
Vale la pena però segnalare le due canzoni dal minutaggio lunghissimo. “SWEET / I THOUGHT YOU WANTED TO DANCE” parte come un pezzo synth-pop si trasforma in un ballata soul fino a diventare un pezzo reggae, mentre “WILSHIRE” sono quasi nove minuti di rap serrato in cui descrive con grande onestà i dettagli di una relazione adulterina, poi fallita, con dettagli dolorosi, che alludono anche al suo atteggiamento bisessuale.
“Call Me If You Get Lost” è quindi un disco frammentato, complesso e confusionario, ma con molti momenti brillanti.