Margherita Vicario si è fatta notare negli ultimi due anni con una sfilza di singoli, da "Abaué (Morte di un trap boy)" a "Come va", passando per "Mandela", "Giubbottino", "Pincio", "Piña colada", tutti raccolti - insieme ad altre canzoni - in questo album, "Bingo". Pur non essendo il primo - esordì nel 2014 con l'Ep "Esercizi preparatori", poi sempre quell'anno pubblicò "Minimal musical" - il disco segna una ripartenza per la 33enne attrice romana diventata cantautrice, che tra i primi progetti discografici e i singoli che di fatto hanno aperto il nuovo progetto ha fatto molto cinema e molta tv (già nel 2008 aveva recitato nella serie cult "I Cesaroni", poi sono arrivate - tra le altre - "RIS", "Un passo dal cielo", "I Borgia", "La narcotici", "Nero a metà" e film come "Arance & Martello" di Diego Bianchi e "The Pills - Sempre meglio che lavorare" di Luca Vecchi).
Oggi ha imparato a mischiare le sue due grandi passioni: né cantante né attrice, ma cantattrice. Il pregio: ad eccezione di progetti particolari, come lo può essere ad esempio Liberato, nel pop italiano contemporaneo in pochi hanno prestato tanta attenzione all'unione tra suoni e immagini come fa Margherita Vicario. I video delle sue canzoni - ad eccezione di quelli di "Mandela" e di "Orango tango", regia di Ivan Cazzola e Attilio Cusani - portano la firma di Francesco Coppola, già braccio destro di Francesco Lettieri, il regista napoletano considerato una delle menti dietro allo stesso Liberato, di cui ha girato tutte le clip: c'è la Margherita Vicario che gioca con le tinte più dark di "Abaué (Morte di un trap boy)" e "Romeo", in cui fa il verso alla trap, quella più esplosiva di "Giubottino" ("l'hai mai visto bene un porno? Spacca il cervello") e "Piña colada", quella più romantica di "Pincio". Il limite delle canzoni di "Bingo", frutto della collaborazione con il torinese Dade dei Linea 77 (già al fianco di Salmo e Samuel dei Subsonica), che ha aiutato Margherita Vicario nella produzione del disco, è proprio questo: sembrano essere pensate più per essere recitate sul palco di un concerto o sul set di un videoclip, con coreografie e tutti gli elementi del caso, piuttosto che per essere ascoltate senza avere immagini davanti.
Eppure il disco gira bene, si fa ascoltare volentieri dagli amanti del genere. E poi dietro i video i video fummettistici e un po' sopra le righe, i balletti, i sorrisetti, l'ironia e il sarcasmo ci sono messaggi importanti, che arrivano comunque: "Per cinquemila milioni mi tatuo Giorgia Meloni / faccio un bel Family Day, ma senza preti e massoni / pieno di trans e di gay che cantano Happy Day", canta ad esempio in "Orango tango". Niente di così estremo eh: ma quanti sono i cantanti italiani che oggi nelle loro canzoni si espongono, facendo nomi e cognomi? Speriamo solo che ora che ha fatto "bingo" non scappi via con tutto il montepremi.