“Blackest blue” è il decimo disco della band londine nel corso di venticinque anni caratterizzati da grandi successi, momenti grigi, addii, partenze e ritorni. Questo ultimo lavoro porta a un nuovo rinascimento della band che torna ai toni crepuscolari con melodie e suoni più maturi.
Varietà di stili e un suono compatto
Oggi i Morcheeba sono principalmente un duo formato dal chitarrista e leader Ross Godfrey e dall'originale voce di Skye Edwards, che aveva abbandonato il gruppo dal 2005 al 2010. Con la partenza del fratello Paul Godfrey nel 2013, il dj della band addetto ai beats e ai campionamenti, i Morcheeba si sono allontanati dai suoni più elettronici pur mantenendo lo spleen originale in qualche modo legato alla scena trip-hop inglese e al neo-soul.
In questo loro ultimo lavoro viene fuori la loro maturità e abilità di musicisti capaci di suonare qualsiasi genere e farlo rientrare all'interno del loro suono pop.
“Killed our love” con quell'organo predominante e le armonie soul sovraincise ricordano The Stylistics, mentre nel singolo “Sounds of blue” riporta a quel loro dolce trip-hop, con la voce di Skye Edwards che si lamenta e si libra simultaneamente. Si respira più aria di anni 90 nella strumentale muscolare “Suplphur soul” mentre in “Namaste” esce la parte più ultraterrena della cantante Skye.
Ma su tutti spicca la chitarra di Ross Godfrey che riesce ad essere assai più efficaci di synth e beat sia quando è di scena la hawaiana lap steel (“Sounds of blue”) sia quanto tesse trame liquide e psichedeliche e wha wha à la Greatful Dead. La conferma si è avuta anche assistendo sabato scorso al concerto trasmesso in streaming dai RAK Studios che ci hanno mostrato una band davvero in gran forma.
Introspezione e malinconia
"Blackest Blue significa trovare una via attraverso i tempi più bui e far emergere l'altro lato cambiato ma intatto." Così Ross Godfrey racconta lo spirito che aleggia in questo disco e che traspare dai testi. Canzoni autobiografiche che parlano di perdita (“Killed our love”) e di isolamento (“Sounds of blue”) ma anche testi che raccontano i tumultuosi tempi che stiamo: "Falling Skies" e "The Edge of the World" rendono omaggio alla memoria di George Floyd e al continuo attivismo dei movimenti Black Lives Matter in America e nel Regno Unito.