“Il mixtape, oggi in Italia, rappresenta un morto che cammina senza una meta. Riportarlo alla luce in un'epoca in cui costruire album a tavolino è la quotidianità, sarebbe una grande mossa. La vita veloce è più viva che mai”. Gué Pequeno e Dj Harsh hanno ragione: oggi il mixtape, in Italia, spesso e volentieri si confonde nella massa, non ha nulla di speciale o di “diverso” nelle barre e nel sound ed è lavorato come un disco normale. Non ci sono quasi più differenze. Un tempo, per i mixtape, si rappava su basi di canzoni d’oltreoceano, tributando un artista o una scena. Con l’arrivo dello streaming e la pubblicazione dei progetti online, per una questione di diritti, questo non è stato più possibile. E abbiamo assistito alla proliferazione di dischi definiti “mixtape” che in realtà sono album come altri, in cui anche a livello di immaginario non si tende quasi mai a osare, salvo qualche eccezione.
Velocità e crudezza
Come riaccendere quindi il fuoco sacro dei mixtape? Con la velocità, con la crudezza, con basi dal sound vecchia scuola, ma dal vestito elegante e contemporaneo. L’occasione è arrivata rispolverando una saga storica, quella dei “Fast Life”. L’ultimo capitolo, il terzo, risale a dieci anni fa. “Fastlife 4” è rap nella sua essenza, “cinema di strada” come spiegato, fra il serio e il faceto, nella intro “Disclaimer”: una dichiarazione di intenti fra lifestyle, citazioni, esagerazioni, mood all’americana fra pupe, droga e soldi, il tutto declinato in una chiave italiana. Gué ha spiegato che tutte le canzoni sono figlie di “one take”, cioè di flussi di coscienza, incastri e giochi di parole registrati “alla prima”.
Questa velocità, accompagnata da produzioni hip hop fatte e finite, regala un progetto senza filtri, tecnico, arrogante, ricco di flow e divertente. Astenersi moralisti o chi cerca per forza conscious rap. I temi sono stereotipati, è vero, ma qui raccontati con stile e con tantissimi richiami a cinema e letteratura. Al fianco di Dj Harsh, che con Guè ha sviluppato e firmato tutti i capitoli precedenti, ci sono anche PK, The Night Skinny e North of Loreto, (nuovo progetto elettronico di Bassi Maestro) e nei featuring compagni di viaggio come Lazza, Salmo, Marracash, Gemitaiz, Noyz Narcos, Rasty Kilo, MV Killa, Luché e il giovane Vettosi, classe 2003.
Salmo e Gué: il ritorno
Il mixtape è un viaggio che parte con brani “Lifestyle”, cioè Gué al 100%, e si sviluppa attraverso pezzi come “Alex”, un tributo ad "Arancia Meccanica": “nella vita ho più di una passione, le droghe, l'ultraviolenza e Beethoven”. Qui dopo dieci anni (l’ultimo feat insieme risale proprio al precedente capitolo della saga) e diverse incomprensioni, troviamo di nuovo insieme Salmo e Gué. Una collaborazione possibile grazie alla mediazione di Lazza, amico di entrambi. Si prosegue con due pezzi, fra i migliori del progetto: “Smith & Wesson freestyle” con Marracash, che riprende proprio un vecchio freestyle che i due avevano realizzato insieme, e “Champagne 4 the pain” con Gemitaiz e Noyz Narcos, quest’ultimo in forma smagliante su una produzione spettacolare per quest'asse Milano-Roma.
In “Wagyu” Gué rappa “l'Italia ha qualcosa che non funziona, tipo la Pausini infama la morte di Maradona” mentre in “Marco Da Tropoja” tributa Marco Marko Hoxha, l'antagonista dei film “Taken” e “Taken 2”. Fra brani eccessivi e ghignanti come “Co$¥Mon€¥” e “Denim Giappo”, qui Gué si inventa attacchi come “non sei Vin Diesel, sei Vincenzo Gasolio”, si arriva ai due pezzi di chiusura: “Fast Life”, con la produzione elettro ricercata di Bassi Maestro, e “Vita Veloce freestyle”, titoli di coda di un vero mixtape "alla vecchia" come non si ascoltava da tempo.