«LIVE DRUGS
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War On Drugs»
la recensione di Rockol
Il senso di fare un disco live nel 2020: i War On Drugs
La band di Adam Granduciel pubblica una bella documentazione dell'ultimo tour, in un periodo in cui gli album dal vivo si stanno profondamente trasformando.
Uno dei concerti più belli che ho visto negli ultimi anni è stato quello dei War On Drugs di Adam Granduciel: nell'autunno 2017 hanno suonato in un Fabrique di Milano strapieno (3000 persone), dopo il loro primo album per una major, "A Deeper Understanding". Un tour che avrei voluto sentire registrato: questo bel disco dal vivo, "Live drugs", amplia addirittura l'orizzonte, riunendo performance da diverse ere della band.
Ma che senso ha un disco dal vivo, nel 2020?
Il senso dei dischi dal vivo nel 2020
Nei giorni scorsi stavo guardando le nuova puntate di "33 giri italian masters", la serie che racconta il dietro le quinte degli album storici della musica italiana. Una era dedicata a "Tabula rasa elettrificata" dei CSI (ne ho parlato qua), l'altra a "Su e giù di un palco" di Ligabue, 1997: l'album dal vivo più venduto della musica italiana, oltre 106 settimane in classifica e un milione di copie.
Numeri che fanno impressione.
All'estero c'è chi ha venduto decine di milioni di copie di un "live": c'è stato un periodo in cui era una tappa obbligata della carriera di un artista e poteva diventare pure un blockbuster.
Oggi sono diventati decisamente più rari: gli artisti ne pubblicano molti con la formula del "Bootleg ufficiale", venduti su piattaforme come Nugs.net, ma ormai raramente come dischi "regolari" della carriera. Tutt'al più vengono inclusi in ristampe di classici: quella del disco dal vivo ufficiale è un'arte che sta andando un po' persa. Eppure, possono continuare ad essere importanti per solidificare il profilo di un artista, e sono piacevoli da ascoltare, soprattutto in questa fase di stop dei concerti. Ed è esattamente quello che fa questo album.
Il senso dei War On Drugs per il live
La band è perfetta per un'operazione del genere. Se è vero che in studio il sound è soprattutto l'opera di Granduciel, dal vivo i War On Drugs sono una band vera, con un approccio che unisce il meglio della musica americana di diverse generazioni. Canzoni che nascono dal rock classico anni '80 e sul palco vengono dilatate con un suono tra il rock psichedelico californiano degli anni '70 e quello sperimentale più recente dei Wilco. Tutte i brani di questo album sono sopra i 5 minuti, con tre sopra i 10. Uno spettacolo, in termini sonori, con più chitarre e meno stratificazioni rispetto al suono di studio. L'unica eccezione è la stupenda cover di Warren Zevon, "Accidentally Like A Martyr", una ballata per piano e organo davvero emozionante.
La performance migliore
Se la giocano i due brani più lunghi: "Under The Pressure" e "Thinking of a place", che arrivano ben oltre i 10 minuti. Ipnotiche e stupende, la dimostrazione che gli album dal vivo hanno un senso anche nel 2020.
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