Chiariamolo subito: "X Factor Mixtape" non è un mixtape, ma una semplice raccolta di brani inediti. La novità è che, alla prima puntata live del programma, vengono pubblicati gli inediti dei concorrenti. Cambia la forma, non la sostanza. Certo, una raccolta permette di conoscere subito un po' meglio i partecipanti, la direzione del loro "percorso" e “l’attitudine" (per usare lo slang dei giudici nel programma) e questo non può che fare bene. Si tratta di brani che coprono un ampio mondo di sonorità che va dall’urban all’elettronica, passando per un cantautorato più classico fino al pop e a qualche incursione nel rock, ma ascoltati in questa versione solo audio non colpiscono particolarmente.
Quali canzoni ascoltereste davvero?
Il termine “mixtape” è stato utilizzato evidentemente per cercare di attirare maggiormente l’attenzione, visti i successi dei progetti Machete, o forse per dare un tono più informale. Stiamo parlando di artisti che esplorano generi completamente diversi e il cui collante è la sola partecipazione al programma: se non avessero questo traino difficilmente ascoltereste queste canzoni. L'impatto della produzione si sente nell'avere coinvolto nomi come Frenetik&Orang3, Slait, Young Miles e Strage. Ma non è sufficiente a trasformare l’idea in un mixtape vero e proprio e neppure a rendere queste canzoni davvero interessanti. L’album serve soprattutto a X Factor: si può dire che il format è cambiato, che le cover non sono più importanti e che si punta su personalità già definite. Non è proprio così: dalla seconda puntata dal vivo, il talent tornerà infatti alle interpretazioni. Ascoltando queste canzoni c'è sì una ricerca di un suono più contemporaneo (sono spariti quasi del tutto i cantautori classici che per lungo tempo hanno costituito l'ossatura del cast), ma la tanto declamata "attitudine" è ancora lontana.
Troppi brani che non lasciano il segno
Ci sono artisti che hanno un’idea musicale un po’ più messa a fuoco, fra questi Melancholia e Mydrama, ma è impossibile poterli valurare da un brano solo. Little Pieces of Marmelade, per l’evento, sono una buona quota rock e strumentale, ma non hanno nulla di diverso dalle decine di gruppi rimasti fuori dal programma. Un tratto comune è la musicalità, spesso dominante rispetto ai testi, e spinta a ricercare l’effetto tormentone proprio come fa Eda Marì con “Male”, sull’onda di una Margherita Vicario più oscura, che però è di un’altra pasta. “Bomba” di Vergo riprende lo stile di Mahmood in salsa reggaeton, ma con molto meno carisma e con una produzione non del tutto convincente. L’uso dell’auto-tune è davvero troppo invasivo.
I brani da salvare
Oltre agli artisti più a fuoco già citati, CmqMartina (che ha già una buona gavetta alle spalle) e Manitoba hanno un buon ritmo e si distinguono mentre N.A.I.P. ci mette una dose di follia, è quello “strano”. Una canzone che però funziona più in versione televisiva che in versione solo audio, come tutto questo "mixtape".