Un flusso di energia, un tentativo di riaccendere il fuoco che, nel tempo, ha perso un po’ di intensità. Una fiamma per ballare, aprendosi a ritmi etnici e tribali. Quando nel 2013 i fratelli Guy e Howard Lawrence pubblicarono “Settle” ci fu un’ovazione da parte del pubblico e anche della critica. I due artisti britannici si erano subito posti come alfieri di un’elettronica fresca, avvolgente, capace di far ballare senza essere dozzinale. Un flusso di musica house pensata per riscaldare anche il pubblico più tecnico e attento. Tre anni fa fu il turno di “Caracal”, nome del felino raffigurato nella copertina del disco, animale che aveva particolarmente colpito i fratelli durante un loro tour. L'album ospita numerose collaborazioni con artisti come Sam Smith, Lorde, Gregory Porter, The Weekend, viene nominato per la seconda volta come "Miglior Dance Album" ai Grammy Awards 2016, arriva in vetta alle classifiche, ma di fatto sembra una brutta copia del primo progetto. Poche idee e talvolta confuse, confezionate sull’onda di una fama mondiale che i Disclosure, forse, non sono riusciti a gestire. Una cosa è certa: musicalmente il risultato non ha confermato del tutto le attese, ma di certo ha permesso ai fratelli Lawrence di consolidarsi, di collaborare con nomi importanti della musica e quindi di accrescere la propria esperienza.
“Energy”, ben cinque anni dopo, prova a riaccendere la fiamma delle origini, recuperando quei suoni unici e magici, non senza nuove caratterizzazioni e contaminazioni. Un ritorno al futuro, un recupero delle radici guardando all’oggi. Quegli inni grezzi e ipnotici, intrappolati fra flussi pop e underground, sono rimasti un marchio di fabbrica: è il potere di chi riesce a trasformare camerette, automobili e ogni spazio in cui si ascolta la loro musica, in dancefloor immaginari in cui lasciarsi andare. Ma per ritrovare il sacro fuoco non ci si poteva ripetere un’altra volta. E così nel nuovo progetto ci sono salti dentro il mondo caraibico, con influenze afro-pop che scalciano in “Douha (Mali Mali)”, traccia realizzata insieme a Fatoumata Diawara, o nel pezzo che regala il titolo al disco.
Sono tante, anche in questo caso, le collaborazioni: Blick Bassy, Kehlani, Syd, Common e altri, tutti artisti che non si mettono al servizio della canzone, ma che la impreziosiscono con uno stile loro. Sparsi lungo le canzoni ci sono anche alcuni messaggi legati alla libertà, alla voglia di riconquistare spazi e di ballare dopo un isolamento forzato. Visioni scritte nel 2019 e diventate attuali nell’era post lockdown. E non mancano anche elementi più umoristici e leggeri. Immancabile l’abbraccio all’hip hop vecchio stile come in “Fractal” o la ricerca di un suono più morbido e soul in “Thinking Bout You (Interlude)”. I Disclosure non sono protagonisti di un “miracolo” come quello del 2013, ma hanno ritrovato un’energia meticcia da cui ripartire, aprendosi e facendo ballare con la realizzazione di un progetto denso, proprio in un momento storico difficile per chi vorrebbe affollare le piste.