Anello di congiunzione tra generi che almeno nella seconda metà dei ’70 erano in apparenza inconciliabili come punk e hard rock, i Motorhead hanno raggiunto i quattro decenni di carriera; solo la morte nel dicembre 2015 di Ian “Lemmy” Kilmister, il bassista/cantante e indiscusso leader – oltre che figura di rilievo dell’underground britannico già negli anni ’60 – ha potuto arrestarne la folle corsa, documentata da oltre venti album di studio e alimentata da devastanti esibizioni sempre all’insegna di un suono veloce, feroce e granitico.
Musica per biker ubriaconi e rissosi, certo, ma musica dove la rozzezza – per metà istintiva e per metà pianificata con perizia e rigore – assurge al rango di arte di strada. Quarto capitolo della serie, ACE OF SPADES è il più classico e il più fortunato commercialmente, con il disco d’oro e il n. 4 nella classifica di vendita conquistati in patria (meglio avrebbe fatto, arrivando in cima, solo il formidabile live NO SLEEP ’TIL HAMMERSMITH, cartolina-ricordo della successiva tournée). Ottimamente prodotto dal vate Vic Maile, ha come punta di diamante l’irresistibile traccia omonima e costituisce il perfetto manifesto dell’organico che (più) ha fatto la storia, completato dal chitarrista Eddie Clark e dal batterista Phil Taylor.
Il testo qui sopra riprodotto è tratto, per gentile concessione dell'editore e degli autori, dal volume "Rock: 1000 dischi fondamentali. Più 100 dischi di culto” , curato da Eddy Cilia e Federico Guglielmi (con Carlo Bordone e Giancarlo Turra) , edito da Giunti nel 2019. Il libro è acquistabile qui.