Ora, è interessante vedere che nel titolo del disco numero tre, il toro è preso per le corna, e in copertina l’apparecchio TV incombe sulla bionda e sulla bruna, minaccioso. Ma spento, per fortuna. E’ già qualcosa, visto che nel disco suonano e cantano altri felici telepupazzi come Marco Maccarini e Morgandeibluvertigo. E tanti altri sono ringraziati nel libretto: a volo d’uccello, salutiamo anche noi - tutti insieme! - i supersimpatici Guido Bagatta, Andrea Pezzi, tutta MTV, il Nongiovane, Fiorello, TMC2, e alla fine, la TV. In assoluto.
E’ vero, ci sono anche altri ringraziati illustri (tipo "Moratti e tutta l’Inter" - cui servirebbero più i sali che i saluti), ma la sensazione è che P&C la tv se la sentano addosso, con tutta la sua fatuità, e non fingono il contrario. Tanto da accantonare le chimere di irlandesità dei primi due dischi, per tuffarsi a capofitto nel genere che ha "bucato" i media in questi ultimi anni: il fintolatino, quello che sta dando ossigeno anche agli Articolo 31 di "Guapa loca". Così, "Viva el amor" e soprattutto "Vamos a bailar", rappresentano l’aspirazione a una "vida nueva", con l’inquietante dichiarazione programmatica: "Ora è tempo d’essere nuova immagine".
E’ lecito avere riserve di fronte a tale consapevolezza, che sa tanto di "progetto", la spaventosa parola tanto cara ai giovani artisti italiani. Ma non si può negare che complessivamente il disco sia una piacevole sorpresa. Passando sopra con indulgenza a una ballata della serie "Spice Girls goes to Mexico" (con quella chitarrina pizzicata stile "Isla bonita" con cui Madonna ha infettato il mondo), il resto è discreto pop, con varietà di arrangiamenti e un ritrovato gusto per la melodia. Definitivamente stanche di essere chiamate bambine, la fanno (quasi) finita con il canto all’unisono, e si cimentano con la dance e suggestioni che ricordano i Delta V o i Madreblu. La presenza di Marco Guarnerio è invece la spia di un ritorno alle origini, agli 883 di mastro Pezzali. Ogni tanto compare persino qualche sprazzo di audacia nelle liriche: "Sei come fantascienza/disperdi la mia essenza" è agghiacciante, ma "certe volte ho come l’impressione di dipendere/dalla tua immagine di me" coglie il nocciolo della questione. Ovvero: il talento c’è, ed è di nuovo al lavoro, ma riusciranno le due sorelline a cavalcare la tigre della loro inclinazione televisiva e più in generale dell’immagine, riuscendo a farsi ascoltare oltre che vedere? Sarebbe un peccato se non succedesse. Ma anche in tal caso, sapremo che se il televisore finirà col cadergli in testa, non si potrà dire che loro si sono affrettate a spostarsi.