Alberto Urso è arrivato a Sanremo sulla scia della vittoria ad "Amici" dello scorso anno (nella finalissima ebbe la meglio su Giordana Angi, che ha ritrovato nel backstage del Festival - anche lei era in gara tra i big). Sul palco dell'Ariston ha fatto ascoltare una canzone fedele al suo percorso e alla sua identità: un po' pop, un po' lirica. "Il sole ad est", scritta da Piero Romitelli e Gerardo Pulli, entrambi ex concorrenti del talent condotto da Maria De Filippi (il secondo lo vinse nel 2012), oggi collaboratori di fiducia di Gaetano Curreri degli Stadio, nella classifica finale del Festival si è classificata solamente quattordicesima. Diciamo "solamente" perché alla vigilia Alberto Urso era tra i favoriti alla vittoria, secondo gli scommettitori. Nell'avventura sanremese non lo hanno aiutato i voti degli orchestrali e quelli della sala stampa. Il successo al televoto, che quest'anno aveva un peso bassissimo nella classifica (contava "solo" l'8,33% nel mix delle votazioni delle cinque serate), è servito a poco: il pubblico da casa, che ha messo il giovane tenore siciliano al secondo posto tra le sue preferenze (davanti a lui solo Gabbani), lo ha spinto verso la parte centrale della classifica, ma di più non è riuscito a fare. La canzone sanremese finisce ora nella riedizione dell'omonimo disco già uscito lo scorso autunno, dal quale era però rimasta fuori proprio perché l'idea di Urso e del suo team era quella di presentarla al Festival: il repack include altre quattro canzoni, "Invincibile", "Oltremare", "Unbelievable" e la cover di "Your song" di Elton John.
Chi è davvero Alberto Urso? Il belloccio che sui social posta foto con i tattoo, i muscoli e gli occhi azzurri sempre in bella vista e che tanto piacciono alle sue fan (e che a colazione inzuppa i biscotti nel caffè ascoltando e cantando Pavarotti, e pubblica il video in rete) o quello che ad "Amici" duettava con Sumi Jo e Vittorio Grigolo - tra le voci liriche più apprezzate a livello internazionale - sulle note delle arie delle opere di Giuseppe Verdi e di Giacomo Puccini? Il tenore che con la voce impostata interpreta "Caruso", "'O surdato 'nnamurato", "'O sole mio" e "Who wants to live forever" dei Queen o il cantante che si diverte ad essere più pop con la cover di "Stavo pensando a te" di Fabri Fibra? Il 22enne tenore siciliano si muove tra i due poli, la lirica e il pop, evitando etichette e catalogazioni. Non è una novità: negli ultimi anni in Italia e nel resto del mondo il genere "operatic pop" - così come è stato definito - è diventato di tendenza. E prima di lui già i ragazzi de Il Volo hanno provato a rendere meno old style la figura del cantante lirico che fa musica leggera giocando con un'immagine più pop (ricordate quel servizio fotografico in cui si fecero immortalare in sella alle motociclette, con i giubbotti di pelle e il volto da cattivi ragazzi?).
Non è roba per rockettari, ovvio, e non è roba neppure per i coetanei di Urso che ascoltano le star dell'ItPop e della trap. Però il tenore si rivolge ad un altro pubblico, quello nazionalpopolare, e punta a conquistare un posto tutto suo nella scena "operatic pop" italiana - ammesso che si possa parlare di scena, ché i nomi sono relativamente pochi. La voce c'è. L'attitudine pure. Staremo a vedere cosa gli riserverà il futuro.