“La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto 65 anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare”, a dirlo è il protagonista de “La Grande Bellezza” di Sorrentino, ma la frase potrebbe essere ripresa da Neil Tennant e Chris Lowe, per almeno un paio di motivi.
Il primo è che i Pet Shop Boys, nonostante siano alle soglie dei 40 anni di carriera, non hanno mai strizzato l’occhio alle mode del momento, ma hanno continuato a produrre musica seguendo il loro stile e “Hotspot” non fa eccezione.
Il secondo è legato, banalmente, all’apprezzamento rivolto dal duo inglese al film italiano con Toni Servillo, nel corso di una recente intervista rilasciata a Rolling Stone. Avendone amato, in particolare, la fotografia, i Pet Shop Boys hanno voluto ricreare quel tipo di atmosfera festaiola, fatta di eccessi e stravaganze, nel video di “Monkey Business”.
Atmosfera che viene ripresa anche nelle sonorità di questo quattordicesimo album in studio, con le sue dieci tracce che mescolano pop ed elettronica a base di synth.
La registrazione avvenuta presso gli Hansa Tonstudios di Berlino, tempio di Davide Bowie e Depeche Mode - dove è stato possibile utilizzare anche strumentazione analogica - ha caratterizzato ulteriormente il marchio Tennant/Lowe.
La presenza della capitale tedesca si fa sentire anche nei testi, dalla traccia di apertura, “Will-Of-The-Wisp”, ambientata sulla metropolitana della città (“The U1 is such a party train / From Uhland to Warschauerstraße / Emerging from below past Nollendorfplatz”) a quella di chiusura, “Wedding in Berlin”, il cui titolo è anche un gioco di parole con il quartiere di Berlino, Wedding.
Nonostante la leggerezza pop di molti brani, tra cui il singolo di punta "Dreamland" (in collaborazione con gli Years & Years), si avverte anche una punta di malinconia che, però, non disturba. Anzi.
D’altronde, lo dicono anche nel film di Sorrentino: “Ma cosa avete contro la nostalgia? È l'unico svago che resta a chi è diffidente verso il futuro”.