Il nome di Barracano ha iniziato a circolare sui radar degli addetti ai lavori un paio d'anni fa, quasi in simbiosi con quello di Speranza. La maniera in cui quest'ultimo era irrotto nella scena rap italiana aveva lasciato tutti stupiti e al contempo affascinati, mentre Barracano – allora sotto l'alias Rafilù – lo accompagnava in maniera piuttosto silenziosa. Lo stesso è successo anche quando il quadro si è allargato con l'ingresso di Massimo Pericolo, altra new entry palesatasi con la forza di un tornado, la cui comparsa è fortemente legata proprio a Raffaele – questo il vero nome di Barracano. Nonostante un ruolo di primo piano in questo neonato network, però, di Barracano si sapeva poco, e si era sentito ancora meno, ad esclusione di qualche singolo presente su Youtube. Il percorso è stato graduale: prima l'arrivo di “Modalità”, in collaborazione con Speranza – che sancisce anche il cambio di nome -, poi “Malboro Morbide”, che mostra a tutta la scena uno stile di scrittura unico nel suo genere. È solo questione di mesi e arriva l'annuncio del tour insieme a Speranza e Massimo Pericolo, accompagnato dal singolo a tre teste “Criminali”: la strofa di Barracano colpisce tutti per potenza ed efficacia della delivery, che non ha nulla da invidiare ai due colleghi, la cui esposizione mediatica è però ben maggiore. Con cosa sarebbe però salito sui palchi del tour Barracano, vista l'esigua discografia? La risposta non si è fatta attendere, con l'annuncio del disco d'esordio da solista “Figlio di Scar”, prodotto e distribuito da Pluggers e Luckye Beard Rec.
La prima cosa che salta all'occhio leggendo la tracklist di “Figlio di Scar” è la mancanza proprio dei due nomi per certi versi più scontati e attesi, ossia Speranza e Massimo Pericolo. Compaiono invece come unici featuring Chicoria e Masamasa, mentre le produzioni sono affidate in gran parte a simoo, produttore che ha affiancato Barracano sin dagli esordi, così come l'amico e collega Masamasa; oltre a lui, Crookers e Nic Sarno firmano a quattro mani una delle strumentali.
“Figlio di Scar”, oltre che il debutto, rappresenta per Barracano anche una sorta di emancipazione. È il lavoro che gli permette finalmente di camminare con le sue gambe, di distaccarsi dell'ombra di personalità ingombranti come quelle di Speranza e Massimo Pericolo; figure che per lui sono amici, prima che colleghi, e per i quali ha fatto molto più di quanto il grande pubblico possa immaginare, ma che al tempo stesso sono state la ragione che ha impedito allo stesso pubblico di accorgersi di lui. Con questo disco reclama il suo spazio e la propria identità, e lo fa adottando una formula vincente, quella della genuinità estrema. “Figlio di Scar” è un album viscerale, crudo, diretto, senza alcun pelo sulla lingua e che più di un momento fa sbarrare gli occhi per la forza evocativa delle immagini che racchiude. Sa essere sporco e spietato, racconta una realtà del sud che non è patinata ma neanche enfatizzata, una realtà in cui il dramma è quotidiano e proprio per questo non viene esasperato, non viene neanche condannato, viene solo raccontato. Magari con malinconia, come in “Meridionale” o “Dio nel Casertano”, oppure con il desiderio di lasciarsi certe cose alle spalle, ma consapevole di non poterlo mai fare del tutto, come in “Noi via” con Masamasa - cresciuto con lui lungo le stesse strade di Caserta. Il legame con la propria città torna spessisimo nelle canzoni, raccontato come una maledizione ma anche come un onore e un onere: la voglia di essere migliori, di essere un esempio per gli altri, ma anche il sogno di arrivare lontano, di cambiare vita. Un equilibrio sottile che sembra logorare Barracano dall'interno, che non nasconde questo conflitto d'interessi, e usa la musica più come terapia che come fonte di risposte ai suoi interrogativi. Lo spirito dannato fa capolino con forza in “Vodka”, brano dal sound hardcore prodotto da Crookers e Nic Sarno, che vede la presenza di Chicoria, rapper dalle liriche particolarmente affini a quelle di Barracano; l'animo più sensibile ed emotivo è invece protagonista in “Mamme”, un'ode alla figura della donna, che regala momenti toccanti.
“Figlio di Scar” è un disco in cui Barracano mette a nudo i suoi difetti, i suoi timori, le sue paranoie, ma anche le sue ambizioni, il suo modo di vivere la musica come una valvola di sfogo, come una chance per una vita migliore, come uno spazio sicuro in cui cercare di essere la versione migliore di sé stesso. Il percorso per esserlo è lungo, ma il figlio di Scar ha iniziato a muovere i primi passi nella direzione giusta.