Tentare di portare tre generazioni diverse all’ascolto di un disco poteva sembrare una missione impossibile, invece Paolo Jannacci, figlio dell’indimenticabile Enzo, non solo ci riesce, ma dimostra anche di essere un cantautore fatto e finito. È una nuova veste quella indossata dall’artista milanese che fino a oggi si è sempre mostrato al pubblico come compositore e polistrumentista, di altissimo livello peraltro. “Canterò” è il suo primo lavoro da cantautore: composto da dieci canzoni, è un album vario che abbraccia la tradizione, ma allo stesso tempo si mostra ricco di suoni e parti calde e pop.
“Canterò”, il brano di apertura che regala il titolo al disco, è una dichiarazione di intenti, un nuovo inizio per Jannacci che ha lavorato molto sulla voce rispetto al passato, risultando credibile e quindi pronto alla prova del canto.
La title track vede anche la collaborazione del giornalista e amico Michele Serra, autore del testo. Ma non è finita: nell’album c’è spazio anche per J-Ax, di cui Jannacci è pianista di fiducia oltre che amico da diversi anni. Insieme sfornano “Troppo vintage”, una canzone dai suoni retrò con echi anni ’80 su cui Jannacci naviga con la voce perfettamente, facendo risultare le rime di Ax quasi ininfluenti. In “Mi piace” possiamo poi ascoltare il timbro vocale del comico Claudio Bisio mentre l’arrangiamento del brano “L’unica cosa che so fare” è firmato dai Two Fingerz, duo composto da Danti (Daniele Lazzarin) e Roofio (Riccardo Garifo) che strizzano l’occhio alle produzioni rap più contemporanee. Ascoltando il disco si passa da canzoni vivaci come “Pizza” a brani più eleganti come “Alla ricerca di qualcosa”. Paolo Jannacci sforna suoni e lavorazioni musicali di spessore, mentre sul fronte testuale, assimilata al meglio la lezione del padre, ama rimanere in equilibrio fra scanzonatezza, ironia, velata critica sociale e voglia di raccontarsi.
Proprio al padre Enzo dedica le interpretazioni di “E allora…concerto” e “Fotoricordo…il mare”, due cover che si sommano a quella di Luigi Tenco, “Com’è difficile”, uno dei momenti più alti e raffinati del lavoro. Dopo aver fatto cantare i più giovani e coinvolto artisti di mezza età, a cavallo fra due mondi, Jannacci torna indietro nel tempo, ripescando brani a cui riesce a iniettare nuova linfa, perché centrali nel suo percorso e nel rapporto con il papà. Vince una sfida nel segno dell’eterogeneità: lo fa con estrema cura, ma allo stesso tempo senza mai prendersi troppo sul serio.
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