Sono passati due anni da “Guarda come flexo”: il successo del singolo ha prepotentemente affermato Mambolosco come uno dei nomi più interessanti della nuova scena italiana. Nei due anni successivi il rapper italoamericano ha pubblicato diversi altri singoli – tra cui il sequel del suo successo, “Guarda come flexo 2”, ma nessuno è riuscito a bissare il risultato dell'originale. Nonostante ciò, la forte impronta americana della musica di Mambolosco – dovuta anche e soprattutto alle origini dell'artista, figlio di padre americano e madre vicentina – ha fatto sì che nel tempo il suo nome si consolidasse all'interno del panorama rap, anzi trap, italiano. A due anni di distanza, però, il pubblico ha iniziato a reclamare a gran voce un disco ufficiale, un progetto più sostanzioso.
“Arte” è a tutti gli effetti il disco d'esordio ufficiale di Mambolosco, prodotto e distribuito da Virgin (Universal Music Italia). Al suo interno compaiono diverse collaborazioni, alcune storicamente già legate al rapper, altre novità assolute. Nardi, producer di fiducia di Mambo, firma più della metà dei beat del disco, e a lui si aggiungono Sick Luke, Boston George, Adam 11, Ava, Mojobeats e Peppe Amore. Al microfono invece ritroviamo Tony Effe, Pyrex, Boro Boro, Shiva, Enzo Dong e Nashley, compagno di Mambolosco nella Sugo Gang.
Uno dei punti fermi della produzione di Mambolosco è sempre stato quello di ispirarsi fortemente alla trap americana, a quella per certi versi più pura, e “Arte” in questo senso rimane perfettamente aderente a questo filone.
Già i brani che aprono il disco, “Faccio apposta” e “Costa tanto”, con le loro atmosfere scure, incalzanti, a tratti ipnotiche, e liriche incentrate sull'autocelebrazione, sull'ostentazione e sul successo, sono un vademecum sulla trap in lingua italiana. “Arte” però vede l'artista nato a Vicenza sperimentare e contaminare il proprio lavoro con diverse influenze: “Twerk” è infatti un potenziale banger da club, che strizza l'occhio alla produzione più recente di Tyga, mentre echi che sembrano provenire dal rock e dall'r'n'b fanno capolino a più riprese lungo la tracklist. “Arte” è un disco dalle liriche personali, nel bene e nel male: il ventaglio di argomenti non è particolarmente ampio, ma Mambolosco riesce a dare un taglio differente a ciascuna traccia, anche se spesso si ritrova a parlare di soldi, vestiti e fama. In “Mc Drive” lo fa in maniera molto irriverente, così come in “Faccio apposta”, oppure con estrema leggerezza in “Sugo” con Nashley, o ancora con una certa “innocenza” in “No Cap”.
Se apprezzate la trap di matrice statunitense, apprezzerete a più riprese “Arte”. Mambolosco ha portato un po' di America in Italia, con tutti i pro e i contro del caso, ma lo ha fatto mettendoci se stesso, e questo è sicuramente il più grande punto di forza.
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