Prendi un bel po' di britpop, aggiungici un pizzico di Cesare Cremonini, qualche goccia di rock di primi anni Duemila e una spruzzatina di indiepop. Shakera bene per qualche secondo, e il cockail è servito. "Vivi per sempre" dei Canova ha uno strano sapore: aspro quanto un Abbey o un Bacardi, esplosivo quanto un Bulldog o un B52. Due anni e mezzo dopo il rumoroso esordio di "Avete ragione tutti", il quartetto milanese guidato da Matteo Mobrici torna per confermarsi. Con un obiettivo preciso: restare.
Ci sono i Beatles, gli Oasis, i gruppi britannici che rappresentano una parte importante del dna artistico di Matteo, Fabio, Federico e Gabriele, ma ci sono anche Luca Carboni (ascolti "Shakespeare", la canzone che apre il disco, e ti domandi se hai fatto partire per sbaglio "...intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film"), il Vasco degli anni '80 (l'arpeggio di chitarra con il chorus di "Ramen") e una buona dose di itpop ("Domenicamara", "Goodbye goodbye", tra notti insonni, sigarette, bevute e domeniche noiose). La produzione di Matteo Cantaluppi, già al fianco dei Thegiornalisti nella svolta "pop" di "Fuoricampo" e "Completamente sold out", ha aiutato i Canova a rendere il suono di questa manciata di canzoni più rotondo, più stuzzicante, senza però rinunciare alla forza e all'incisività, con un'attenzione particolare alla dimensione dei live.
Chissà che i Canova non abbiano fatto assaggiare un sorso del loro cocktail anche al cagnolone sulla copertina del disco. È felice? Ubriaco? Disperato? Eccitato? Una cosa è certa: gli è piaciuto. E ne vuole ancora un altro po'.