Peter Hammill - THE FALL OF THE HOUSE OF USHER - la recensione
Recensione del 15 mar 2000
Un’opera basata su “La caduta della casa Usher” di Edgar Allan Poe, firmata da un nome storico del prog-rock come Peter Hammill, non è proprio il tipo di disco che suscita attese spasmodiche. L’uscita della prima versione del lavoro, nel 1991, aveva scatenato gli entusiasmi di una esigua schiera di ammiratori e gli anatemi di una altrettanto esigua pattuglia di detrattori, come scrive nelle note interne il librettista Chris Judge Smith. E’ fin troppo facile prevedere che questa nuova incisione, ampiamente riveduta, avrà lo stesso destino: Hammill si è da tempo rifugiato in una posizione di margine nella scena musicale, e non sembra avere alcuna intenzione di abbandonarla. Da che parte schierarsi, dunque, fra i quattro entusiasti o i tre criticoni? La tentazione di unirsi a questi ultimi è forte, ma inutile, data la scarsa platea a cui l’album di rivolge. Diamo atto dunque a Hammill della difficoltà dell’impresa (ha cominciato a lavorare all’opera nel 1973), dell’ammirevole coerenza con cui conduce la propria carriera, e della cura con cui ha realizzato questo rifacimento di “The fall of the house of Usher”. La musica è giocata continuamente su toni di tensione: archi e chitarre elettriche si intrecciano in costruzioni armoniche magniloquenti, in perfetta consonanza con le voci di Hammill, Andy Bell, Sarah Jane Morris, Lene Lovich e Herbert Grönemeyer. I fans del prog-rock avranno di che appassionarsi, insomma. Segnaliamo comunque alcune forzature fastidiose alla trama del racconto di Poe. Ce ne sono altre, ma queste sono ben più evidenti: viene aggiunto il personaggio del dottore in medicina naturale, un ciarlatano dispensatore di panacee a buon mercato (una frecciata alla new age?), si introduce il tema di una storia d’amore adolescenziale fra Montresor (che in Poe è il protagonista narrante) e lady Madeline, nonché la discutibile trovata di dare voce alle parti dell’edificio di casa Usher. Niente di grave, solo che non se ne capisce bene lo scopo. Ma probabilmente i cultori avranno una spiegazione anche per questo.