Il consueto pigro agosto musicale quest'anno è stato movimentato dalla pubblicazione del cosiddetto “catalogo post-Warner” di Prince, ovvero i 23 album realizzati tra il 1995 e il 2010 per NPG , da “The Gold Experience” fino a “20Ten” a seguito di un accordo tra Sony Legacy e Prince Estate. Insomma la cassaforte (la cosiddetta vault) di Minneapolis si è aperta.
Il doppio disco “Anthology: 1995-2010” è un sunto e un percorso composto da 37 tracce per poter navigare in questo periodo piuttosto complesso e articolato per Prince fatto di lotta con l'industria discografica, breve infatuazioni e successivi rifiuti per il download digitale, colpi di testa, cambi di nome, successi e flop.
Sebbene questi dischi siano sempre stati considerati non all'altezza rispetto al repertorio di fine anni '80 inizio '90, ascoltare oggi queste canzoni - che peraltro non sono tutte in assoluto le migliori del periodo – ci permettono di gustare Prince in tutta la sua completezza, poliedricità ed eclettismo. Per i non fans dell'artista di Minneapolis, molte di queste canzoni suoneranno anche come sorprendenti novità, considerato l'anomala distribuzione - talvolta carbonara - di alcuni dischi targati NPG Records.
La gamma dei generi contenuta in questa raccolta è sorprendente: ci sono perfette pop song (“The greatest romance ever gold”, “Gold”), ballad per solo piano (“U're gonna C Me” che rimanda al suo amore per Joni Mitchell), strumentali jazz-fusion (“West”), jam electro-funk (“Ol' Skool Company”), torridi soul (“Call my name”), sensazioni hendrixiane (“Dream”) e riempipista disco (“Chelsea Rodgers”) e molto altro ancora.
Nell'anthology viene confermata la sua totale idiosincrasia verso il mondo hip-hop con cui non è mai andato molto d'accordo tranne alcuni numi tutelari della old school come Chuck D o Jam Master Jay, come ricordato in “Musicology”, canzone-tributo alle radici ed evoluzioni della black music.
Ma dalle canzoni di questa antologia, alcune delle quali davvero misconosciute, si capisce – se ce ne fosse ancora bisogno - di quanto sia profonda l'influenza di Prince nella musica r&b che stiamo ascoltando in questi anni. Ecco alcuni esempi: il groove di “The work pt.1” è l'insegnamento funk di James Brown trasmesso poi a D'Angelo, che avrà ascoltato migliaia di volte anche “Shhh” tratto da The Gold Experience (1995), il falsetto di “Eye Hate U” è una delle ispirazioni di Blood Orange, “Muse 2 the Pharaoh" è puro Baduizm, la già citata lunga suite (14 minuti) “West” non può essere sfuggita a Kamasi Washington. Per non parlare di “P Control” (ex Pussy Control) che ancora oggi rimane un pezzo sinistro e folle.
Insomma, potremmo scrivere ancora pagine e pagine sull'importanza e sull'influenza di Prince nella musica contemporanea. Questa raccolta come pure tutti i dischi ora disponibili su tutti i servizi di streaming e nei negozi dischi sono qui a dimostrarcelo, anche con opere come queste considerati minori, ma che contengono delle gemme ancora brillanti.