Per il suo quarto album in studio il rapper partenopeo Luchè riunisce le sue famiglie: ci sono i legami di sangue, come il featuring di sua sorella Paola, quelli che se non è sangue è cuore, come il contributo dello “zio” Enzo Avitabile, e infine la crew, rappresentata in questo caso dai rapper Gué Pequeno e da CoCo. Il risultato è un disco che, ideale seguito del precedente “Malammore”, rispetta lo stile di Luchè, al secolo Luca Imprudente, fatto di salti acrobatici dalla vita di strada del napoletano alle romanticherie più intime e delicate.
Impossibile non sentire, ovviamente, la presenza della città partenopea nel disco. Per i napoletani, come spiega lo stesso Luchè, le proprie origini sono qualcosa da cui, più che per altri, risulta impossibile prescindere. E non serve necessariamente il dialetto per dirlo, perché, come spiega il rapper, “la nostra attitudine e la nostra cultura escono anche in italiano”. C’è un solo brano, infatti, in dialetto nel disco ed è il singolo “Je ce credevo”. Per il resto, Luchè per questa sua ultima fatica predilige l’italiano, tinto da un accento che non nasconde le sue origini – “faccio l’ammore in una villa sul mare” – e non disdegna suoni lontani dal rap come la chitarra acustica di “Torna da me”. Per il resto, Luchè rimane vicino alle basi delle sue origini, semplici e pulite, quelle coltivate nella militanza nei Co’Sang, duo del quale Imprudente ha fatto parte fino allo scioglimento, nel 2012, e non cede alla tentazione di virare drasticamente verso i territori della trap.
Certo uno dei meriti di Luchè è quello di mettere da parte le mode e le lusinghe del mercato per coltivare invece una personalità propria, che è andata definendosi negli anni. In alcune interviste il rapper ha elogiato le imperfezioni, le sole che, dal suo punto di vista, spingerebbero l’artista a mettersi alla prova con un nuovo album, con l’obiettivo di dare alla luce qualcosa di superiore a quanto già fatto. “Potere” sembra rientrare perfettamente nella filosofia dell’artista: un disco con i suoi punti forti - il flow del rapper, la sua genuinità, molte barre ben scritte - e le sue debolezze, come i classici cliché dell’universo rap e l’assenza di novità rilevanti.