A pensarci bene, Briga non è mai stato un rapper puro: fino ad oggi si è sempre tenuto in bilico tra cantautorato e rap, tenendo un piede di qua e uno di là. Non a caso, ai tempi di "Amici" veniva presentato a pubblico e giudici come "cantautore", non come rapper. Con questo disco, però, fa una scelta precisa: dice basta al rap per spostarsi con entrambi i piedi sul cantautorato.
Il disco è stato in parte registrato in una villa in Val di Pesa, in Toscana, dove Briga si è rinchiuso per una settimana insieme ai suoi musicisti e a Boosta, il tastierista dei Subsonica, tra i suoi principali collaboratori per questo nuovo progetto insieme ai produttori Yoshimitsu e Manusso, al chitarrista Fabio Massimo Colasanti, al percussionista e direttore d'orchestra Enzo Campagnoli e al sassofonista Fabrizio Dottori.
Si va da una ballata come "Negli occhi tuoi" alla sintesi tra rap e pop di "Dopo di noi, nemmeno il cielo" (tra strofe ritmate e serrate e ritornelli cantati), passando per la psichedelia elettronica (dalle tinte rock) di "Overlay" ad un pezzo ipercinematografico come "Volevo essere per te" (con un'iconografia malinconica, quasi spettrale, rimarcata ancor di più dal suolo del Würlitzer).
"Cosa ci siamo fatti" segna un cambiamento nel percorso artistico di Briga, che prova a lasciarsi definitivamente alle spalle il passato e ad andare oltre gli esordi rap e il talent: la sfida, adesso, è andare avanti.