Che cosa vorresti insegnarmi? vorresti insegnarmi a restare? A restare si muore.
Stringimi forte questa notte, stai con me. Anch’io ho paura di restare solo qui... solo qui...
Il post rock delicato di “Questa piccola stanza”, terzo pezzo in scaletta sui quattro totali di questo nuovo EP firmato Albedo, è ciò che possiamo tranquillamente considerare il punto focale di questo mini concept album. Gli Albedo, milanesi, attivi dal 2010, tornano a tre anni di distanza dal loro ultimo lavoro in studio, “Metropolis”, manco a dirlo un altro concept album, un EP che porta avanti il discorso sonoro, il post rock di cui sopra, sempre venato di emo a stelle e strisce, quello storico, anni Novanta, andando ad indagare sul lato contenutistico il tema della paura. Quale paura? Quella del passato e di ciò che è stato.
“La Paura” è un piccolo disco in forma di dialogo, un continuo interrogarsi tra un padre e un figlio, entrambi immaginati, entrambi reali. Pensieri e paure profonde, tenute nascoste per anni e che riemergono enormi attraverso gli occhi di un padre che guarda suo figlio e rivede se stesso e i suoi fallimenti. I frammenti di un’infanzia passata, di palloni nei cortili, di passeggiate nei boschi e di sogni mai vissuti davvero…
E se “Questa piccola stanza” possiamo quindi assumerla al ruolo di vetta del climax, titletrack morale, la titletrack reale, “La paura”, la bella opening “Un settembre qualunque” e la malinconia soffusa quasi alla Offlaga Disco Pax di “E’ il tuo compleanno oggi” (arrangiamenti azzeccatissimi per quello che secondo me è il pezzo più riuscito del disco), delineano un EP che ha lo scopo principale di mantenere attiva una band che con il passare del tempo sta dimostrando di avere una base sempre più solida.
L’idea di proporre un post rock supportato da un concept (il corpo umano ai tempi di “Lezioni di anatomia”, l’anima e il futuro in “Metropolis”) continua a funzionare proprio perché i contenuti che rendono interessanti i lavori firmati Albedo (che non scelgono di parlare di una paura a caso) si sposano perfettamente con il suono degli Albedo stessi, un suono che con il tempo va raffinandosi sempre di più. Certo, oggi il post rock e l’emo non riempiono gli stadi, ma nemmeno dovrebbero: la missione di questo tipo di musica è entrare in punta di piedi nella testa di chi ascolta, ritagliarsi uno spazio nascosto ed accogliente e restare per fare compagnia. Direi missione compiuta e avanti così. Senza paura. .
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