Platonick Dive: leggi qui la recensione di "Social habits"

A tre anni di distanza da "Overflow", il trio toscano porta il post rock degli esordi ad un nuovo livello, spostandosi verso lidi elettronici.

Recensione del 29 mag 2018 a cura di Marco Jeannin

Voto 7/10

E rinnovamento sia. Non una vera rivoluzione, ma una piccola svolta nel mondo dei toscani Platonick Dive, al secolo Gabriele Centelli, Marco Figliè e Jonathan Nelli, c'è stata: dopo due dischi votati ad un post rock dalle venature elettroniche ma con le chitarre in primo piano, i ragazzi hanno deciso di portare avanti il discorso ribaltando il paradigma per dedicarsi ad un’elettronica di stampo post rock, in cui senza disdegnare spruzzate di ambient e shoegaze. Suonare al fianco (o in apertura, che dir si voglia) di gente come Jon Hopkins e Four Tet, tra i tanti che compaiono nella lista, deve aver significato qualcosa per una band che in ogni caso fin dai tempi di “Therapeutic portrait” non si è maio preclusa la frequentazione di territori esplicitamente sintetici (vedi “Soundproof cabinet”), chiamati a dilatare melodie che a conti fatti hanno sempre fatto e continuano a fare la differenza. Melodie che infatti troviamo intatte in questo nuovo “Social habits”, dieci pezzi solidi…

… dieci tracce, dieci racconti attuali di vite vissute, dieci frammenti in cui ci si può immedesimare e perdersi, ma anche trovare speranza e nuove energie…

… scritti, registrati e prodotti dai Platonick Dive stessi nello studio di proprietà, la Diver Room, il 360 Music Factory di Livorno e l’Adrenaline Recording Studio di Milano,  mixati da Daniele Nelli, Davide Bitozzi e e masterizzati da Tom Woodhead all’Hippocratic Studio di Leeds, UK.

Un disco all’apparenza molto semplice e diretto che sottende però un percorso di evoluzione importante, portato avanti con gusto e intelligenza; un lavoro di raffinazione che sta mutando la forma dei Platonick Dive senza snaturarne però la sostanza. E’ vero, qui i tessuti sonori sono molto più vaporosi del solito, meno aggressivi forse, anche perché chitarra e batteria non spingono come in passato, ma è il rapporto tra l’amalgama sonora nel suo complesso e la voce a dare quel qualcosa in più, a rendere “Social habits” il disco ad oggi forse più intimo della band. Nascono così pezzi come “Maple”, “Polaroids” e “Lago”, i cui ascolti sono sicuramente un buon consiglio.

Tracklist

01. Waxfall (03:53)
02. Habit (03:24)
03. Maple (03:08)
04. Less Is More (03:52)
05. Polaroids (04:08)
06. Doug Fir (03:06)
07. Flannel (04:14)
08. Private Room (03:12)
09. Cure (03:17)
10. Lago (03:21)

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