Broadcast - THE NOISE MADE BY PEOPLE - la recensione
Recensione del
06 mar 2000
Quando esordirono, più di due anni fa, con il bellissimo “Work and non work”, Broadcast, in un periodo in cui tutti gli occhi erano stati abbagliati dai rallentamenti trip hop dei Portishead, furono frettolosamente paragonati all’ormai famoso gruppo di Bristol. Ciò che li differenziava, allora come oggi, era una naturale propensione a “disturbare” l’andamento delle canzoni con interferenze varie. Ma se in “Work and non work” Broadcast avevano giocato ad accostare vicino a suoni rigorosamente analogici (theremin, hammond, tastiere vintage) e chiaramente influenzati da gruppi come Stereolab, interferenze techno acide accumulatesi nei cervelli di Broadcast durante qualche rave, in questo album sembrano aver cambiato modalità di contaminazione. In “The noise made by people” infatti Broadcast, come molti gruppi del momento in Inghilterra, sembrano voler coltivare, più che un’attitudine techno, “electrificata”, un suono che sa di low fi, di folk. Lo fanno con un uso sempre più preponderante delle tastiere (dategli qualsiasi cosa che assomigli a una tastiera e produrranno suoni fedeli alla lezione di maestri del cinema come Lalo Schifrin o John Barry). In più, rispetto all’album precedente Broadcast hanno messo da parte quel minimalismo che li avvicinava fin troppo chiaramente a Stereolab, preferendo in questo caso, più che perdersi nei meandri delle micro evoluzioni del brano, in sane e a volte perfette melodie che li avvicinano come non mai a una nuova concezione di forma canzone, a metà strada tra i Cardigans (sì, questa volta la voce di Trish Keenan, ricorda proprio quella più “easy” della chanteuse dei Cardigans) e sé stessi. Mooolto piacevole.
TRACK LIST
“Long was the year”
“Unchanging window”
“Minus one”
“Come on let’s go”
“Echo’s answer”
“Tower of tuning”
“Papercuts”
“You can fall”
“Look outside”
“Until then”
“City in progress”
“Dead the long year”