Orge e club culture, il ritorno coi baffi di Spooner e Fisher

Michael torna alla musica: è il produttore di Fischerspooner ecco l'elettroclash di "Sir"

Recensione del 03 mar 2018 a cura di Marco Di Milia

Voto 7/10

C'è una New York dal cuore elettronico che continua a pulsare in una fitta rete di club figli dello Studio 54. Su echi di sintetizzatori, il fascino ambiguo delle discoteche della Grande Mela luccicante si riversa nelle storie decadenti di Warren Fisher e Casey Spooner, che di quei luoghi di incontro fanno il proprio centro nevralgico.

Dopo una pausa di nove anni, il duo dei Fischerspooner fa il suo rientro in pista con “Sir”, e per l’occasione, si avvale di un produttore esecutivo d’eccezione che con l’ambiente electroclash c’entra ben poco, il barbuto, e presumibilmente saggio, Michael Stipe. Una scelta professionale in effetti curiosa, ma basata su vecchie radici, descritta dagli stessi protagonisti con un salto al 1988, quando il giovane Spooner, da poco trasferitosi ad Athens per studiare arte e recitazione, intrecciava una relazione sentimentale con l’allora voce dei R.E.M., ai tempi alle prese con le sessioni che avrebbero portato al grande balzo in avanti di “Green”.

Che sia stato per curiosità artistica o per la semplice voglia di rimettersi in gioco, il contributo fornito da Stipe al nuovo “Sir” è da ricercarsi soprattutto nei testi e nelle linee di canto. In effetti nella nuova prova dei Fischerspooner sono chiare delle aperture melodiche più marcate rispetto al passato, oltre che a una maggiore levigatura delle spigolosità dei sequencer. Liriche passionali e un’elettronica dal forte gusto retrò, groove e ritornelli ripetuti come dei mantra sono gli elementi che caratterizzano gli esiti dell’inedita squadra di lavoro, affiancata in un paio di episodi anche dall’impronta soul del producer Boots. Il risultato è un carico pesante di beat dai toni oscuri e un po’ nostalgici, indirizzati verso i giorni di gloria della queer culture, la stessa che ha evidentemente influenzato i baffi e il corpo palestrato del frontman del duo.

Un cambiamento fisico che ha a che fare con la crescita personale dello stesso Spooner, la fine di un lungo rapporto sentimentale e la consapevolezza della propria turbolenta sessualità, a tratti rapace, affrontata con decisione in tutto il disco, ma anche con una ostinata frenesia. Tra ritmi cadenzati, vocoder e grida orgiastiche, i Fisherspooner danno eco ai loro umori. Se la robotica “Have fun tonight” e l’ammiccante “Dark pink” recuperano a loro modo l’elettro-pop godereccio dei Depeche Mode di Vince Clarke, agganciando quello spirito di provocazione tipica degli anni Ottanta, il disco si muove soprattutto in un lento e costante saliscendi di istinto e passioni, che si apre nei beat sincopati di “Stanger strange” - descrizione senza troppi giri di parole di un nuovo incontro - e sfocia prepotente nella lussuria di "Butterscotch Goddam”. Ancora, con l’ipnotica sequenza di “TopBrazil” - il cui titolo è preso direttamente dal nickname dell'utente di una chat - si offre una manifestazione di libido, mentre la partecipazione di Caroline Polachek arricchisce di acuti inarrivabili l’appeal sexy di “Togetherness”.

Quella dei Fischerspooner è quindi un’analisi lucida del proprio vissuto che, allontanando lustrini e abbellimenti, esce finalmente allo scoperto senza bisogno di maschere. Il lavoro di Michael Stipe in questo senso è stato centrato, lasciando però in tutte le tracce un alone di costante solitudine affettiva che finisce per mostrarsi come il reale filo conduttore dell’album, espresso con disarmante onestà nella confessione conclusiva, tutta parlata, del predatore sessuale raccontato in “Oh Rio”. “Sir” è un lavoro che offre una finestra su un erotismo dove non c’è spazio per omofobici e benpensanti, ma che forse non fa nemmeno più scandalo.

Tracklist

01. Stranger Strange (03:44)
02. TopBrazil (02:48)
03. Togetherness (feat. Caroline Polachek) (03:21)
04. Everything Is Just Alright (02:51)
05. Have Fun Tonight (04:20)
06. Discreet (04:08)
07. Strut (03:39)
08. Get It On (03:46)
09. I Need Love (02:58)
10. Butterscotch Goddam (feat. Johnny Magee) (03:37)
11. Dark Pink (02:09)
12. Try Again (feat. Andy LeMaster) (04:08)
13. Oh Rio (feat. Holly Miranda) (05:24)

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