HÅN è il nome d’arte di Giulia Fontana, artista classe 1996 cresciuta sul Garda che, dopo aver studiato chitarra e pianoforte ed essersi dedicata ad alcuni progetti tra Milano e Brescia, si è messa in proprio iniziando a comporre con chitarra e laptop. Il processo di scrittura la porta a confezionare quattro pezzi, “Intro”, “The children - I see no home”, “1986” e “Hands” che compongono il suo primo EP, pubblicato per Factory Flaws in collaborazione con Freecom.
Di cosa stiamo parlando? Il mondo di HÅN è un mondo sostanzialmente pop in cui a farla da padrone sono melodie piuttosto eleganti, molto morbide e delicate (vedi “Hands”) che vanno ad installarsi su un costrutto di base elettronico/sintetico. Cantati interamente in inglese (direi davvero bene, cosa non da sottovalutare), i quattro pezzi di questo “The children” sono un buon esempio di dream pop di nuova generazione, perfettamente contaminato (ormai parlare di elettronica in questo ambito è quasi naturale) e sempre più cantautorale. Va sottolineato che proprio questa anima più cantautorale, la parte più intima di HÅN, è ciò che colpisce maggiormente del disco. Un lavoro convincente già in partenza, molto ben prodotto e mixato da Andrea Suriani e registrato al sempre impeccabile Ritmo & Blu Studio, che trova nelle interpretazioni di Giulia quel qualcosa in più. Questione di timbrica, di intenzione… mettetela come volete. Fatto è che il progetto HÅN ha le carte in regola per funzionare in Italia come all’estero; e se titletrack è stata lanciata in anteprima da The Line of The best Fit non dobbiamo stupirci. A completare la titletrack, quattro remix ad opera dei padovani Klune (“1986”), del producer bresciano Daykoda (“The children”), A Safe Shelter (“Hands”), Kharfi e Greg Haway (sempre per “Hands”).
“The children” è il primogenito di casa HÅN, un nome molto interessante, da tenere particolarmente d’occhio in questo 2018 che promette già molto bene.