Kayah - Goran Bregovic - KAYAH - BREGOVIC - la recensione

Recensione del 16 feb 2000

“Kayah – Bregovic” è la versione polacca di un esperimento già tentato lo scorso anno, con discreto successo, in Turchia: in quel paese era stata Sezen Aksu, nota interprete e compositrice locale, a riadattare in lingua turca i classici del repertorio di Goran Bregovic, scrivendo i testi secondo la sua personale ispirazione. Qui la stessa cosa succede più o meno con Kayah, che, da artista polacca di discreta fama in ambito nazionale, si trasforma in una sorta di ‘sposa’ musicale dell’artista serbo bosniaco, capace di riscrivere nella sua lingua i classici tratti da film come “La regina Margot”, “Il tempo dei gitani”, “Arizona dream” e “Underground”, e di presentare al pubblico alcune nuove composizioni della inedita coppia. Bregovic e Kayah hanno riscosso in Polonia un successo sensazionale, capace di far vendere al disco ben oltre 500mila copie, un vero e proprio record nazionale, e di portarli di fronte ad una platea di 60mila persone in occasione di un importante concerto tenuto dal duo in Polonia nel settembre dello scorso anno. La musicalità di Kayah, dedita solitamente ad un soul jazz molto distante dal paesaggio sonoro di questo album, riesce comunque a tirare fuori l’irruenza e la passione che le composizioni di Bregovic richiedono, aiutata forse anche dal fatto di aver composto in prima persona le parole delle canzoni che canta. L’album non aggiunge elementi particolarmente nuovi a quanto già conoscerete di Bregovic, anche se i brani nuovi – tra essi, “Spij, kochanie, spij”, “Trudno kochac“ e “Prawy do lewego“ (di questo circola anche un video diretto da un affermato regista polacco, Filip Kovcin) – mettono in mostra uno stato di grazia della coppia, veramente ben affiatata. Tanto da intraprendere a breve un minitour polacco per presentare l’album. Dal canto nostro, essendo la musica di Bregovic sinonimo di nomadismo culturale e di interscambio, crediamo possa essere suggestivo anche l’ascolto di questo lavoro, che, come ha spiegato la stessa Kayah, può essere considerato un lavoro originale a tutti gli effetti, realizzando cercando di sposare sonorità e feeling polacchi con un temperamento, quello della musica di Bregovic, che evidentemente appartiene al popolo slavo.

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