Fiorella and friends: alla riscoperta di un bel disco della cantante romana

Fiorella Mannoia è alle soglie dei cinquanta anni e di un nuovo millennio: “Fragile” è un appuntamento immancabile, perché è uno scrigno di ritrovamenti, di riscoperte, e di nuove pietre preziose che brillano di musica e parole.

Recensione del 13 ott 2017

Rockol, in collaborazione con Legacy, propone periodicamente recensioni di dischi storici o o del passato recente, comunque da riscoprire.

Nel 2001, anno in cui viene pubblicato “Fragile”, Fiorella Mannoia è alle soglie dei cinquanta anni e di un nuovo millennio: “Fragile” è un appuntamento immancabile, perché è uno scrigno di ritrovamenti, di riscoperte, e di nuove pietre preziose che brillano di musica e parole. Accanto alla Mannoia ci sono gli amici di sempre: Piero Fabrizi, arrangiatore, musicista, compagno di una lunga parte di vita, Ivano Fossati, ispiratore a sua volta ispirato, e ai suoi si aggiungono brani di autori eccellenti come Paolo Conte, Francesco De Gregori, Fabrizio De André. Gli strumenti sono nelle mani di musicisti pregevoli: Tony Levin al basso, Lele Melotti alla batteria, Danilo Rea al pianoforte, Rosario Jermano alle percussioni; gli archi scritti da Fio Zanotti sono affidati alla London Session Orchestra.

I brani sono scelti con cura e attenzione, a comporre un disegno, un discorso: come “Fragile”, che apre l’album, scandito dalla chitarra elettrica di Piero Fabrizi. Nel testo la paura della solitudine, i ricordi che spingono in un angolo, la rabbia con cui convivere ogni santo giorno, la mancanza d’amore come mancanza di forza e di luce.
“Occhi neri”, adagiata su una nostalgica melodia impreziosita dalla bella partitura degli archi, conquista al primo ascolto. 
È firmata da Ivano Fossati “Fotogramma”, un colpo allo stomaco, immagini potenti, selvagge e vivide. Il fraseggio serrato, tipico della produzione del cantautore genovese, sottolineato dai tasti di Danilo Rea, è un ritratto di uomini, animali e dei, stretti in un unico significato.
Una sontuosa introduzione d’archi e parte “Come mi vuoi” di Paolo Conte con i suoi indimenticabili ritratti immersi in atmosfere oblique di “incantesimi spari e petardi”.
“L’assenza”, cullata dalla chitarra acustica, è un viaggio alla ricerca di “un cuore dove attraccare”, un posto a cui appartenere. L’oboe è affidato a Mario Arcari.

“L’uccisione di Babbo Natale “ è cantata in duetto proprio con Francesco De Gregori, che pubblicò il brano nel suo “Bufalo Bill” nel 1976: Il racconto si snoda su una melodia ripetitiva e senza ritornello, è più importante il fluire delle immagini di Dolly e del suo amico che uccidono Babbo Natale, forse ancora una volta simbolo della società occidentale ingannevolmente ritratta come ridente e perfetta.

È sempre bello riascoltare “Il pescatore” di Fabrizio De André; la Mannoia ne da’ una lettura asciutta, forte, umana e densa di partecipazione. “L’altra metà (notte di guerra in Europa)” è intensa e notturna: sensazione di spaesamento, debolezza, eppure c’è spazio per un respiro, per allungare una mano, per cercare un nuovo equilibrio. “L’uomo di polvere” di Piero Fabrizi chiude un disco che a distanza di anni resta ricco di sensazioni, vivo, emozionante.

Tracklist

01. Fragile (05:59)
02. Occhi Neri (03:30)
04. Come Mi Vuoi? (03:36)
05. L'Assenza (04:43)
07. Il Pescatore (05:18)
09. L'Uomo Di Polvere (05:40)

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