Se M.I.A. è davvero intenzionata a lasciare l'industria discografica, come ha lasciato intendere lo scorso anno, qualcuno è già pronto a rimpiazzarla. Quel qualcuno porta il nome di Princess Nokia, cazzutissima femcee newyorkese classe 1992 che si sta guadagnando l'attenzione di addetti ai lavori e pubblico a livello internazionale grazie al suo audace album d'esordio: un mix di femminismo, attivismo e culi pronti a muoversi.
Destiny Nicole Frasqueri - questo il vero nome della femcee - ha origini per metà africane e per metà portoricane. Cresciuta a East Harlem, quartiere di New York abitato da una minoranza di popolazione di lingua spagnola (si sono stabiliti lì tutti i portoricani che a partire dagli anni '50 si sono trasferiti nella grande mela), ha avuto un'adolescenza piuttosto movimentata: la sera, piuttosto che chattare con le amiche o fare i compiti di scuola, ballava seminuda nei night club del quartiere. Al rap si è avvicinata grazie a Jay-Z e al Wu-Tang Clan e i primi pezzi li ha scritti negli anni del liceo: li pubblicava su Soundcloud e su YouTube con il nome di Wavy Spice.
Anche quando le visualizzazioni hanno cominciato a raggiungere numeri notevoli, lei ha continuato a mantenere un profilo bassissimo: della discografia "tradizionale" e dei servizi di streaming non ne voleva proprio sapere. È stato così fino a quando, lo scorso giugno, ha firmato un contratto discografico con l'etichetta indipendente londinese Rough Trade Records.I 16 pezzi dell'album sono tutti caratterizzati da uno spirito ribelle, per certi versi punk, e da un certo attivismo. Quello stesso spirito che contraddistingue gli album di M.I.A.: in "Brujas" Princess Nokia parla della diaspora africana, "Kitana" è un inno femminista ispirato all'omonimo personaggio del videogioco "Mortal Kombat". In "Tomboy", "maschiaccio", la femcee racconta di quando lo scorso febbraio ha preso a pugni un ragazzo durante un concerto alla Cambridge University, perché l'aveva importunata - sì, Princess Nokia è una davvero tosta. In "Bart Simpson" ricorda la sua adolescenza, quando marinava la scuola ("Non sono la cocca della maestra") e faceva la matta per le strade dei quartieri poveri di New York (non mancano omaggi alla musica e alla cultura della grande mela).
Si parla molto di sessualità, di identità di genere e di corpo: tra i produttori c'è anche Mykki Blanco, uno dei protagonisti della scena queer del rap americano.
In generale, il suono è quel mix di rap, pop, trap, latin, r&b e dance che oggi va tanto per la maggiore a livello internazionale - in una sola parola, "urban".
Princess Nokia è brava sia quando rappa (sentite come tiene il ritmo in "Tomboy") sia nei passaggi più melodici. Ha tutte le carte in regola per fare bene, per crescere e sorprendere. E chissà: magari tra qualche anno arriverà pure a riempire gli stadi come fanno le sue colleghe Rihanna e Beyoncé.