La narcolessia è una patologia che si manifesta, in momenti di piena coscienza, con crisi di sonno completo, paragonabile a quello fisiologico. Ecco, senza troppi complimenti un effetto collaterale dell’ascolto di questo nuovo EP di Trent Reznor e dei suoi Nine Inch Nails è proprio la narcolessia… sfido chiunque a non sbadigliare almeno una mezza dozzina di volte, nonostante ci troviamo di fronte ad appena cinque brani. Eppure non sono sbadigli necessariamente di noia. È un mood deliberato, verso cui si viene portati per mano dalla band.
L’opener “Less than” ha un feeling retro-arcade, quasi da colonna sonora di videogioco anno Ottanta rivisitata dai NIN: non sgradevole, ma neppure memorabile. Il consiglio è di skippare il secondo brano, debole, noioso e inutile senza giustificazione alcuna. La situazione migliora drasticamente con “This Isn’t The Place”, più melodica e ariosa, ma poco incisiva a onor del vero.
In “Not Anymore” si assaggia nuovamente l’energia dei vecchi tempi, ma il pezzo di bravura è la lunga e rumorosa “The Background World”… quasi 12 minuti, con un inizio in chiave dub che dopo qualche minuto si evolve/involve in un loop meccanico che si deteriora in un florilegio di distorsione e rumore, come una salma che si decompone e mostra la caducità dell’esistenza. Suggestivo davvero.
Questo è il secondo di una trilogia di EP, quindi ovviamente l’approccio migliore non può prescindere da una visione globale che potremo avere solo all’uscita anche del terzo capitolo…